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Venezia, festa a Rialto per Marco Zennaro. Cori e striscioni degli amici: “Finalmente libero”

Un centinaio di persone in campo San Bortolomio per salutare l’imprenditore veneziano tornato a casa dopo essere rimasto bloccato in Sudan per 361 giorni. Dopo gli abbracci, il brindisi collettivo in Pescheria a sancire la fine dell’incubo.

eugenio pendolini
1 minuto di lettura

VENEZIA. L’hanno atteso un anno. Ne hanno invocato la liberazione, con striscioni appesi in tutta la città e manifestazioni di piazza. Perfino con una staffetta a remi durata 24 ore. L’hanno abbracciato con un tifo da stadio alla stazione Santa Lucia, appena arrivato da Roma. E ora, finalmente, l’hanno festeggiato come si deve.

Marco Zennaro a casa, l'abbraccio della piazza di Venezia

Amici, conoscenti, parenti, cittadini comuni, rappresentanti delle istituzioni: erano un centinaio stasera in campo San Bortolomio per salutare Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano di 46 anni rientrato sabato in Italia dopo essere rimasto bloccato per 361 giorni in Sudan. In mezzo a passanti e turisti incuriositi (“Scusate, chi è Marco?”), gli amici hanno srotolato uno dei tantissimi striscioni comparsi in questi mesi ai quattro angoli di Venezia. Con un’aggiunta speciale tra le due parole Marco Libero: la lettera “è”, terza persona singolare.

L’imprenditore veneziano si è affacciato, ha sorriso. E per una volta i ruoli si sono invertiti. E’ stato a quel punto infatti che dalle finestre dell’appartamento che affaccia direttamente su uno dei campi nel cuore della città, Zennaro ha mostrato alla folla uno striscione: “Grazie Venezia”.

Accolto da un’ovazione, Zennaro a quel punto si è unito alla festa organizzata dal gruppo di amici più stretti, dalle figure di spicco della voga e del rugby veneziano. Dopo una lunga processione di abbracci, il corteo si è spostato verso la Pescheria, altro luogo simbolo di Venezia. Chi con una birra, chi con uno spritz e con musica di sottofondo, il brindisi collettivo ha sancito una volta per tutte la fine dell’incubo vissuto in Sudan da Zennaro, dalla sua famiglia e da tutta Venezia.

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