Venezia, gruppo di studenti contro Ca’ Foscari: «Serve un segnale forte contro Putin»
Il Collettivo Lisc chiede che la Rettrice chiarisca i rapporti dell’ateneo cittadino con la Russia. La Fondazione Ermitage Italia sospende i rapporti istituzionali con la struttura del museo
Vera Mantengoli
VENEZIA. Fino ad aprile non si saprà se Ca’ Foscari toglierà l’onorificenza al braccio destro di Vladimir Putin, il già ministro della cultura Vladimir Medinsky, noto per le sue tesi omofobe e antioccidentali. Ieri pomeriggio gli studenti del Collettivo Lisc insieme ad altri universitari si sono trovati nel cortile della sede centrale dell’ateneo per un presidio. Una ventina di giovani che, da quando è scoppiata la guerra, chiedono un gesto simbolico da parte dell’ateneo e che si chiarisca i rapporti tra il Centro di Studi sull’Arte Russa (Csar) e il governo di Putin.
«La rettrice ha risposto alle nostre richieste di chiarimenti dicendo che lei si rapporta soltanto nelle sedi istituzionali e con i rappresentanti regolarmente eletti» ha raccontato il Collettivo Lisc.
«A parte che con noi c’erano anche rappresentanti eletti, ma questa risposta significa che non è disposta al dialogo pubblico. Il prossimo Senato accademico sarà il 6, troppo tardi per noi. L’università deve prendere una posizione subito».
Il Collettivo Lisc ha esposto uno striscione con la scritta «Ca’Foscari Stiamo Aspettando Risposte» le cui iniziali formavano il nome dello Csar, al centro della polemica.
Negli scorsi giorni gli studenti avevano inviato una mail alla rettrice e ad altri professori con tre domande. La prima: Ca’Foscari ha mai ricevuto soldi dal governo russo e quale influenza ha avuto questo sulle politiche universitarie? La seconda: Perché sul sito dello CSAR sono improvvisamente sparite le menzioni di persone vicine a Putin? Terza: come vengono finanziate le borse di studio dello Csar? Nei giorni scorsi la rettrice aveva detto che la questione Medinsky sarebbe stata approfondita.
I fatti risalgono al 2014, sotto il rettorato di Carlo Carraro. Nonostante la petizione del professore Filippo Maria Pontani che già all’epoca chiedeva il ritiro del riconoscimento, l’allora delegata al rettore Silvia Burini, direttrice dello Csar, era volata comunque a Mosca a consegnare a Medinsky la Honorary Fellowship, votata dal Senato accademico.
«Non abbiamo nulla contro l’insegnamento del russo, gli studenti di russo e la cultura russa. Vogliamo soltanto che in questo momento l’università dia un segnale forte contro il governo di Putin» hanno ribadito gli studenti. Da quando è scoppiata la guerra molte istituzioni culturali hanno preso esplicite posizioni contro il governo russo, l’ultima ieri da parte di Ermitage Italia con sede a Venezia. «La Fondazione Ermitage ha sospeso i rapporti con la struttura statale del Museo Ermitage di San Pietroburgo e non con la struttura scientifica fatta di curatori e studiosi» ha detto il direttore Maurizio Cecconi. «La sospensione con la struttura statale implica non chiedere né concedere prestiti e non portare avanti nulla che debba coinvolgere lo Stato».
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