Guerra in Ucraina e rincaro dei prezzi, diesel più caro della benzina
Sopra i due euro anche il gasolio. I rincari del carburante scatenano le proteste: prima i pescatori e ora i trasportatori
MITIA CHIARIN
MESTRE. Diesel sopra i due euro al litro, con prezzi alla pompa superiori al costo della benzina verde. L’aumento del costo del carburante è una realtà per tutti, oramai. Chiunque usi l’auto o il camion per lavoro deve fare il conto con il caro-carburante.
Il cittadino che lavora vicino a casa può ovviare tirando fuori la bici dal garage e infatti, complice il bel tempo, si vedono più biciclette in circolazione. Ma chi lavora con auto, camion, furgoni e tir sta passando giorni davvero difficili.
Anche alle pompe bianche, come quella della catena Vega il sorpasso dei costi del gasolio sulla benzina è ufficializzato: 2,14 euro un litro di diesel al Vega all’inizio della Romea contro i 2,09 euro necessari per un litro di super. Sostanzialmente uguali i costi (2,38 euro al litro) all’Ip alla rotatoria di Marghera.
Un centesimo di differenza al Noal Oil davanti alla “Nave de vero”. Più di 2,2 euro al litro per il diesel all’Agip di via Catene a Marghera. Una sfilza di prezzi al litro sopra i due euro confermati per il Comune capoluogo ma anche per il resto della provincia dall’Osservaprezzi carburanti, la mappa redatta dal Ministero dello sviluppo economico che consente di tenere sotto controllo i prezzi dei diversi distributori, con dati caricati dagli stessi gestori delle pompe.
Evidente che più vicino si va alle grandi direttrici, dalle autostrade alla tangenziale e strade ad alta percorrenza, più i prezzi salgono. E con i rincari, sale anche la voglia di protesta delle categorie che con i mezzi a motore ci lavorano.
La Coldiretti denuncia che la crisi energetica ferma i trattori nelle campagne, spegne le serre di fiori e ortaggi e blocca i pescherecci italiani nei porti. Unatras, una delle sigle del mondo dei trasporti, minaccia un blocco dei tir in tutto il territorio nazionale con manifestazioni diffuse il 19 marzo.
I pescatori, da Mazara del Vallo in Sicilia fino a Chioggia, per una settimana tengono fermi in porto i pescherecci per protestare contro il caro gasolio che, nel giro di pochi giorni, è schizzato alle stelle, mettendo a rischio la sostenibilità delle imprese ittiche sulle quali il carburante incide per il 70% dei costi. Oggi simbolicamente andranno dal sindaco a riconsegnare le licenze di pesca per cercare di smuovere la politica nazionale.
Protesta anche il settore del trasporto persone e bus turistici: con il gasolio, aumentato in anno del 60%, dice Rigato (Bus Operator) servono azioni immediate. «Serve clausola revisione prezzi, la compensazione negli appalti pubblici come avvenuto per l’edilizia, un intervento temporaneo sull’Iva, una defiscalizzazione. E poi un taglio alle accise per sterilizzare il caro gasolio».
Secondo la Confartigianato, l’effetto dei rincari del carburante rischia di essere un tornado che mette in crisi il mondo del trasporto. Il presidente del settore trasporti, Michele Varotto spiega: «Va calmierato il costo del gasolio come avvenuto per le bollette. Altrimenti rischia di prevalere il malcontento che sta generando extra costi per la committenza». Qualche politico prova a proporre soluzioni.
Ci vuole provare a convincere il Parlamento ad agire sulle famigerate accise, il senatore Udc, il veneto Antonio De Poli che annuncia una azione di pressing sul governo per «prevedere nella delega fiscale la sospensione, almeno a livello temporaneo, dell’accise sul carburante che sta portando ad aumenti spropositati dei carburanti».
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