Caro gasolio, ultima mazzata per la pesca «Restituiamo le nostre licenze al sindaco»
Assemblea in Auditorium: sciopero di una settimana, giovedì la protesta simbolica. La solidarietà al comparto in crisi
Daniele Zennaro
CHIOGGIA
Pescatori ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Da ieri e per una settimana i pescherecci della flotta chioggiotta, come quelli delle altre marinerie italiane, sono fermi in banchina per protestare contro il caro gasolio che, nel giro di pochi giorni, è schizzato alle stelle, mettendo a rischio la sostenibilità delle imprese ittiche sulle quali il carburante incide per il 70% dei costi. Ieri i pescatori chioggiotti si sono ritrovati in Auditorium per affrontare il problema e soprattutto per decidere quale linea tenere nei prossimi giorni. Tra le azioni, la consegna simbolica al sindaco, prevista giovedì mattina alle 11, delle licenze di pesca per cercare di smuovere la politica nazionale e trovare, se non delle soluzioni, almeno degli accordi nell’immediato, in vista anche dell’incontro che ci sarà domani a Roma con il sottosegretario alla pesca Battistoni. Prevista anche la stesura di un documento da consegnare al presidente Zaia affinché si faccia portavoce al Governo dei malumori dei pescatori, come pure non è esclusa anche una manifestazione in piazza per far arrivare ai media le motivazioni della protesta.
Tutto è partito dall’incontro che si è tenuto sabato mattina a Civitanova Marche nel corso del quale le marinerie hanno deciso di fermarsi per una settimana in segno di protesta contro il caro gasolio che, assieme alla riduzione dei giorni di pesca e ad altre mille problematiche, rischia di mettere definitivamente in ginocchio l’intero comparto ittico ed il suo indotto.
La situazione, se prima era drammatica, ora è tragica come ha ribadito ieri durante l’incontro il presidente del consiglio comunale Beniamino Boscolo Capon. Una soluzione va trovata al più presto. «Non tutti erano d’accordo di fermarsi», ha spiegato Roberto Penzo “Tanfa”, rappresentante degli armatori clodiensi, «ma era importante presentarsi dal sottosegretario con le barche ferme per dare ancora più enfasi alla protesta. Si chiede in particolare se ci sia a livello governativo un fondo dal quale attingere per calmierare il prezzo del gasolio (che potrebbe arrivare anche a 1,30 euro al litro) e che tra l’altro ci viene pure razionalizzato. Per questo chiediamo a Zaia che ci possa dare una mano. Sarà importante rimanere calmi e uniti». E Zaia ha già chiesto al Governo misure urgenti per la pesca che, dopo il disastro dovuto al lockdown, rischia pure il collasso economico.
Nel corso della riunione in Auditorium si sono vissuti anche momenti di tensione soprattutto quando si è parlato della durata della protesta, visto che non tutti i pescatori possono permettersi di tenere le barche ormeggiate in banchina, ma il rischio è di ottenere l’effetto contrario. Marco Spinadin di Federcoopesca ha chiesto, oltre allo stop delle barche, che ritiene una azione positiva, «anche una strategia per costruire e programmare azioni che possano portare ad una via di uscita, visto anche il particolare momento che stiamo vivendo con una guerra alle nostre porte». Serve però un documento da far pervenire a Roma che non sia una sorta di zappa sui piedi, come ha spiegato Antonio Gottardo, responsabile del settore agroalimentare di Legacoop. «Il vero obiettivo», ha detto, «è quello di mantenere il regime di assenza di accise nel prezzo del gasolio applicato per le imbarcazioni e non lamentarsi che prima il gasolio si pagava solamente 30 centesimi e, soprattutto, fare richieste consone con le direttive imposte da Bruxelles».
Vicinanza al comparto della pesca è arrivata da tutto il mondo politico locale, dai consiglieri regionali locali, al Mercato ittico, al sindaco Armelao che voleva il ritorno in mare subito dei pescatori, i quali però hanno risposto che avevano dato la loro parola alle altre marineria nell’aderire alla protesta. «È fondamentale che il Governo intervenga e lo faccia velocemente. Il blocco improduttivo delle marinerie ci porta realmente verso una situazione di estrema gravità», ha detto Zaia, «Ci faremo interpreti del problema a livello di Conferenza delle Regioni». «Anche noi chiediamo un rapido intervento del Governo per mitigare gli effetti di questo aumento dei prezzi che rischia di assestare un colpo mortale a migliaia di imprese, colpire le famiglie e la filiera dell’ittico, oltre a danneggiare l’immagine turistica delle comunità costiere», dice Emanuele Mazzaro, direttore del Mercato ittico all’ingrosso di Chioggia.
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