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Un business sul luogo delle origini di Venezia: «San Pietro Castello non finisca in mano agli affaristi»

L’appello di Bettin e Trabucco: i progetti di riuso firmati Artea prevedono una residenza per turisti facoltosi che confligge con un radicato tessuto sociale popolare

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VENEZIA. «Condividiamo le preoccupazioni e le iniziative dei residenti di San Pietro di Castello che contestano il progetto di riuso dell’ex caserma Sanguineti, dell’area archeologica di Olivolo, dell’ex chiesa ed ex infermeria di Sant’Anna della società francese ARTEA»: lo scrivono in una nota stampa Gianfranco Bettin e Gianluca Trabucco, consiglieri comunali della Lista Verde progressista a Venezia.

«L’idea di farne residenza per turisti facoltosi – si legge – in cui “abitare, riunirsi, divertirsi, rilassarsi, ossigenarsi” vi elimina la funzione storica di residenza stabile, espelle le famiglie che vi abitano oggi, colpisce un territorio come quello di San Pietro, Campo Ruga, Sant’Anna e via Garibaldi dove un radicato tessuto sociale popolare e una preziosa rete di servizi di vicinato ha costituito un antidoto alla devastazione operata dal turismo di massa in altre zone della città».

E ancora: «Spaventa, inoltre, la cessione di un’area di inestimabile valore archeologico che finirebbe subordinata a una gestione privata, in cui le prime ricerche sul campo, oggi colpevolmente sospese, hanno trovato strutture lignee e manufatti databili tra il V e il VI secolo, confermando che Olivolo fu radice e avamposto della prima civiltà veneziana. Come recita, al quarto comma, l’art.2 del Codice dei Bani Culturali e del Paesaggio (DL. 42/2004), i beni del patrimonio culturale pubblico devono essere destinati alla tutela e alla pubblica fruizione».

La conclusione: «Chiediamo, perciò, che venga sospeso l’iter della delibera della Giunta comunale di Venezia nr.252 del 26.1.2021 e che si apra un vero confronto pubblico sul destino di Olivolo e della zona est di Castello coinvolgendo in primis i veneziani che vi abitano».

Le mani di Artea sull’ex Caserma Sanguinetti

Lo storico cantiere De Pellegrini di Castello a rischio sfratto a causa del progetto di recupero firmato dalla società francese Artea sull’ex Caserma Sanguinetti a Castello, sull’adiacente area verde e sull’ex monastero di Sant’Anna. L’area su cui è stato realizzato il cantiere, negli anni’60, appartiene in parte al Comune e in parte al Demanio. Proprio quest’ultima porzione di terreno rientra nell’intervento da 26 milioni di euro complessivi approvato dalla giunta.

Se è vero che ad oggi ancora non sono arrivate comunicazioni ufficiali, quelle ufficiose sono invece già a buon punto. E infatti i titolari del cantiere, tra gli ultimi a Venezia in grado di lavorare con le barche di grandi dimensioni e a secco, si sono già mossi con gli avvocati. «Siamo pronti a tutelarci in sede legale», conferma l’avvocato Jacopo Molin, «a
rischio è una di quelle attività che connotano il centro storico».

Tanto più in un momento storico in cui proprio attività artigianali, come quelle legate alla cantieristica navale, sono in grande difficoltà. «Eppure abbiamo un’area come quella dell’Arsenale che si presterebbe ad ospitare queste attività: perché non trasferirci attività legate alla cantieristica? », si chiede Cesare Peris (Forum Futuro Arsenale).

Una proposta simile, in passato, aveva interessato anche il cantiere Casaril di Cannaregio. Non se n’è fatto nulla. Nel frattempo, però, il progetto continua a far discutere. Il percorso avviato dalla giunta prevede l’avvio del percorso di Federalismo demaniale culturale che riguarda due beni appartenenti al Demanio dello Stato.

Il progetto vedrà un investimento di quasi 26 milioni di euro – senza oneri per l’amministrazione pubblica – attraverso i quali si punta a recuperare due immobili storici. Il progetto prevede la realizzazione di spazi per il co-working, il co-living, sale conferenze, formazione, convegni e spazi per foresteria. In questi mesi, le voci contrarie si sono sollevate a più riprese. Dopo l’incontro pubblico della settimana scorsa, il consigliere comunale Giovanni Andrea Martini (Tutta la Città Insieme) ha già organizzato per il 5 marzo una passeggiata partecipata e un concorso fotografico. In parallelo, partirà
a breve una raccolta firme per presentare una petizione al Consiglio Comunale.

La richiesta? «Che nella caserma Sanguinetti sia confermata la funzione storica di residenza stabile a partire dal mantenimento delle famiglie già residenti», elenca Martini, «che l’area verde sia tutelata nella sua integrità per il suo inestimabile valore archeologico, che siano rifinanziati i lavori di scavo, e che una parte di alloggi vuoti sia destinata al lavoro e alla residenza delle persone impegnate negli scavi; che le funzioni di Sant’Anna siano tali da garantire la partecipazione attiva dei cittadini veneziani ospitando realtà locali, eventi culturali». 

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