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Nella casa della droga rifiuti, giacigli e siringhe «Da 4 mesi vivo qui»

L’edificio di Marghera è il ritrovo dei tossicodipendenti più ai margini della città «Io uso alcol e cocaina, 10 euro per 0,20 grammi. Poi vengo qui e la tiro»

Francesco Furlan
2 minuti di lettura



Per terra un tappeto di rifiuti. Scarpe rotte, siringhe che vanno insieme alle lattine, borse di plastica, flaconi di detersivi, una pentola, un navigatore Garmin in frantumi, magro bottino di un furto in auto, cucchiaini bruciati. Il capannone abbandonato all’angolo tra via della Pila e via delle Macchine, a Marghera, è dove i ragazzi più ai margini, quelli che non hanno venti euro per pagarsi la stanza di un ostello, vanno a farsi di eroina o cocaina. La recinzione è divelta, i vetri spaccati. La scala per salire al primo e poi al secondo piano è senza protezioni, basta mettere un piede sbagliato per volare giù. Al primo piano, tra i rifiuti, un paio di materassi lerci messi in piedi per costruire un rifugio. È l’angolo dell’edificio che guarda il cavalcavia di Mestre, dove ogni giorno passano migliaia di auto. Questo è l’edificio al grezzo dai contorni blu, familiare alla vista di chi attraversa la città in auto o in autobus. Stare qui è un cambio di prospettiva. Oltre le finestre, o quel che ne resta, dall’altro lato si vede il nuovo distretto degli ostelli e degli alberghi. Luoghi lontanissimi, anche se stanno solo a duecento metri. In quest’angolo dell’edificio, nell’aprile del 2017, è stata trovata morta Genny, 32 anni, di Camponogara. Overdose. Sono passati anni, tutto è tornato come prima. Il giaciglio sembra lo stesso in cui morì la ragazza. Più in là, verso il centro dell’edificio, ci sono tre sacchi a pelo e quattro paia di scarpe. Un sacco a pelo imbottito con altre due coperte sembra muoversi, ma quando ci avviciniamo resta immobile. Chiediamo se ci sia qualcuno. Non risponde nessuno. «Non siamo della polizia», precisiamo. Esce il volto di un ragazzo stravolto, dice di chiamarsi Alì, ha 30 anni. Decide di parlare un po’, da sotto le coperte. Però niente foto, niente riprese.

Stai bene? Hai bisogno di aiuto?

«No, sto bene grazie, stavo solo dormendo».

Tu stai qui, abiti qui?

«Sì è la mia casa, abito qui da 4 mesi. Sono senza lavoro, senza casa».

Di dove sei?

«Marocco, Casablanca. Sono in Italia da 15 anni, prima stavo a Padova».

E come ci sei finito qui?

«Ho fatto qualche lavoretto, ho fatto di tutto, poi ho avuto qualche problema con la giustizia. E sono finito così».

Sei da solo qui?

«No, c’è anche un mio amico. Adesso non c’è, non so dove è andato, forse è andato via. Forse è andato a cercare un po’ di droga, non lo so».

Sembra che qui venga molta gente.

«Questa casa è molto grande. Ci vengono tante persone, soprattutto di notte, tanti tossicodipendenti».

Fai uso di droghe anche tu?

«Sì».

Eroina?

«No, cocaina».

Qui è pieno di siringhe.

«Sì ma io non faccio uso di eroina, solo cocaina. E alcol».

La fumi o che?

«La tiro».

E dove la compri? Quanto ti costa?

«La compro in via Piave. Con dieci euro mi danno zero virgola venti grammi».

E difficile da trovare?

«Sì per me sì è difficile, perché non ho mai soldi. È facile sei hai i soldi».

Quante volte la prendi?

«Due volte al giorno. Poi bevo».

È da tanto che fai uso di droghe?

«Non da tanto, solo da un anno».

E come fai per i soldi, per comprarti la cocaina e per mangiare?

«Mi arrangio, mi arrangio per sopravvivere».

Chiedi l’elemosina, compi qualche furto?

«Cerco di arrangiarmi, non posso dire cosa faccio».

La vendi anche o nei fai solo uso?

«Non la vendo, la sniffo e basta».

Hai paura a stare qui, anche di notte?

«No, solo a volte un po’. Qui le persone solo si drogano e dormono».

E come vi scaldate le notte?

«Di notte stiamo in giro. Quando veniamo qui ci copriamo con le coperte. Qualcuno accende il fuoco ma io non voglio perché dalla strada si vede. Poi magari qualcuno chiama la polizia».

E adesso cosa fai?

«Dormo, è solo due ore che dormo, poi non lo so, vado a cercare un po’ di soldi, un po’ di alcol. Poi torno qui, è la mia casa qui». —



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