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Melissa Conn: "Venezia città viva amata dal mondo"

Da vent’anni direttrice di Save Venice, il più attivo comitato privato: «Ogni anno raccogliamo 2 milioni di euro per i nostri programmi di restauro»

Enrico Tantucci
3 minuti di lettura

VENEZIA. Si sente ormai più veneziana che americana Melissa Conn, da oltre vent’anni direttrice di Save Venice, il più importante e il più attivo comitato privato internazionale di salvaguardia per Venezia, che ha da poco festeggiato i suoi cinquant’anni di attività.

Storica dell’arte, a Venezia è venuta per studiare e dal 1989 vive qui, con un marito veneziano e due figli nati in laguna. Sotto il suo controllo passano ogni anno alcuni dei maggiori progetti di restauro su Venezia, perché Save Venice non si ferma mai e così la ricerca di finanziamenti per sostenerli. Il suo è perciò lo sguardo di una veneziana acquisita che mantiene però ben dritte le antenne sulla visione che anche oltreoceano hanno di questa città.

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Signora Conn, la città sta uscendo da un momento molto difficile, che l’ha spopolata, anche di turisti.

«Ce ne sono stati altri, ad esempio dopo l’11 settembre, ma non così. C’è stata l’acqua alta eccezionale di due anni fa e poi il Covid con il lockdown. Ma l’attenzione verso questa città, anche negli Stati Uniti, non è mai venuta meno».

Save Venice continua ogni anno a finanziare restauri a Venezia. Ma chi sono i vostri finanziatori? E perché lo fanno?

«Sono persone che amano Venezia, che ci vengono in vacanza o che comunque subiscono il fascino di questa città unica. Tutti vogliono venire a Venezia e, se possibile, aiutarla. Ci sono addirittura famiglie che nel tempo, di padre in figlio, hanno continuato a assicurare il loro apporto per la salvaguardia del patrimonio monumentale della città, una cosa molto bella Per questo riusciamo ogni anno a raccogliere circa 2 milioni di euro per gli interventi che abbiamo in programma».

E cosa vi chiedono di Venezia?

«Tutti sono preoccupati per l’eccessiva pressione turistica sulla città, per il passaggio delle grandi navi, per i problemi legati alla sua salvaguardia fisica legati all’acqua alta. Io però cerca di rassicurarli, spiego che il turismo c’è quindi come in altre città, che anche per il passaggio delle navi da crociera si stanno cercando delle soluzioni alternative e che con l’entrata un funzione del Mose la città ora è al riparo dalle acque alte eccezionali».

Lei è qui da trentatré anni. Com’è cambiata, ai suoi occhi, la città?

«Il turismo – a parte il periodo del Covid – è fortemente cresciuto, anche in bassa stagione. Ci sono tanti alberghi in più e certo la città ha perso abitanti. Ci sono tanti supermercati in più – funzionali anche a chi occupa gli alloggi turistici – e meno negozi di vicinato. Ma non mi sento per questo di dire che la città non sia più vivibile. Per me Venezia resta una città vitale, con moltissime istituzioni culturali, dalla Biennale, che svolge un ruolo molto importante di attrattore e produttore di cultura, alle Gallerie dell’Accademia, che sono cresciute moltissimo. Io, la mia famiglia, i miei figli viviamo molto bene in questa città, non ci manca nulla».

Quali sono i progetti di restauro più importanti che avete attualmente in corso a Venezia?

«Abbiamo in corso due campagne storiche: la conservazione dei mosaici absidali bizantini ed elementi in muratura e pietra interni ed esterni nella basilica di Santa Maria Assunta a Torcello e il restauro della sinagoga italiana del XVI secolo nel Ghetto di Venezia. A Torcello stiamo lavorando ora sulla terza e quarta abside della navata. Ma c’è in corso anche il restauro del pavimento a mosaico della chiesa di San Donato a Murano e per il mese di settembre dovrebbe essere finalmente concluso anche il delicato intervento sull’”Assunta” di Tiziano nella Basilica dei Frari».

Save Venice ha anche “adottato” Veronese e Carpaccio.

«Per Veronese in particolare è dal 2007 che ci siamo impegnati per il restauro degli affreschi e dei dipinti del soffitto della chiesa di San Sebastiano. Ora siamo concentrati su altri elementi della chiesa che nella Cappella Lando vanta l’unico esempio di pavimento cinquecentesco in maiolica policroma esistente a Venezia, ora conservato alla Ca’ d’Oro. Lo stiamo restaurando per riposizionarlo. Per Carpaccio, abbiamo finanziato il restauro del Ciclo di Sant’Orsola alle Gallerie dell’Accademia e ora siamo impegnati su quello della Scuola Dalmata di San Giorgio degli Schiavoni. È in corso anche quello del telero del Miracolo della Reliquia della Vera Croce al Ponte di Rialto, conservato sempre alle Gallerie dell’Accademia. Sta partendo anche l’intervento su altri due celebri dipinti come la “Processione in Piazza San Marco e il “miracolo della reliquia della Vera Croce” di Gentile Bellini. Ma c’è un altra campagna di Save Venice in corso a cui teniamo particolarmente».

Quale?

«Il progetto “Women Artists of Venice”, per il restauro e le ricerche sulle donne artiste veneziane. Abbiamo adottato cinque dipinti di Giulia Lama nella chiesa di San Marziale e in quella di Malamocco e i restauri stanno per partire. Finanzieremo anche il restauro dei pastelli di Rosalba Carriera e di Mariana Carlevarjis a Ca’ Rezzonico».

Subito dopo l’acqua alta eccezionale di due anni fa, avete lanciato anche un Fondo di risposta immediata per la manutenzione delle chiese e degli spazi museali danneggiati.

«Non l’abbiamo ancora chiuso e abbiamo già raccolto circa 700 mila dollari. Serviva una risposta immediata appunto soprattutto per le chiese invase dall’acqua e con pochi fondi a disposizione per la pulizia dei pavimenti e l’uso di pompe idrovore. Perché Venezia ha anche una necessità urgente di interventi - come in questi casi - e non possiamo fermarci. Siamo qui e continueremo a sostenere questa città». —

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