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Non solo università europee a Rialto a Venezia. «Bisogna portare anche le botteghe»

Gianni De Checchi (Confartigianato) propone di destinare il piano terra delle Fabbriche Nuove ai mestieri veneziani

eugenio pendolini
2 minuti di lettura

Le Fabbriche Nuove sede degli uffici del Tribunale

 

VENEZIA. Bene l’università. Ma perché non pensare di riportare a Rialto, cuore della città, anche l’artigianato? Aule universitarie ai piani rialzati, botteghe e laboratori artigianali al piano terra. Gli spazi ci sono, la possibilità di sinergie pure. Il futuro delle Fabbriche Nuove, dove oggi sono ospitati gli uffici del tribunale civile pronti a traslocare nella Cittadella della Giustizia di piazzale Roma, ha acceso il dibattito in città.

Alla proposta lanciata dagli ex consiglieri comunali Maurizio Crovato e Rocco Fiano di realizzarci un grande centro universitario internazionale, è seguita la replica di Tiziana Lippiello. La rettrice di Ca’ Foscari ha lasciato la porta aperta alla possibilità di trasferire lì, in quel dedalo di aule e corridoio che ora ospitano montagne di faldoni e un esercito di operatori della giustizia, la sede di Eutopia (il consorzio universitario internazionale di cui Ca’ Foscari è membro). Una proposta giudicata «interessante» anche da Michele Bugliesi, attuale presidente della Fondazione di Venezia e ex rettore dell’ateneo veneziano.

E così ora l’ultima proposta arriva da Gianni De Checchi, segretario della Confartigianato di San Lio. L’obiettivo? Invogliare giovani menti europee a venire a Venezia e garantire uno spazio a chi in città ci lavora, pur tra mille difficoltà. «Quel luogo potrebbe diventare una fucina dell’artigianato di qualità», dice De Checchi. Chiaro, siamo ancora nel campo dei ragionamenti. Per parlare di progetti concreti bisognerà fare i conti con l’oste. E cioè con la proprietà del Demanio, oltre che con il Comune che potrà a sua volta deciderne la destinazione d’uso. Ma è proprio da idee e proposte che nascono progetti concreti. E di luoghi da “riempire”, in città, ce ne sono eccome. Basti pensare, a poche centinaia di metri in linea d’aria da Rialto, all’ex convento di San Salvador: finito infruttuosamente all’asta, ora il Demanio sta pensando di trasferirci uffici statali. «Ma pensiamo anche all’Arsenale», aggiunge De Checchi, «spazio ideale per insediare attività artigianali legate alla cantieristica. Ora però nel futuro dell’area sembrano esserci altri interessi. Ecco perché ben venga il dibattito intorno alle Fabbriche Nuove. L’università è un ente fondamentale per la città, ecco perché penso a una sinergia vincente con l’artigianato».

Una restituzione alla città, insomma, pur sotto altra veste. Nei piani dell’associazione di categoria, gli spazi delle Fabbriche Nuove potrebbero ospitare laboratori per giovani con affitti calmierati in una sorta di “incubatore” gestito da un consorzio ad hoc le cui attività ricadano poi sulla città e i suoi residenti. Dalla falegnameria ai calzolai, dal restauro alla costruzione di mobili, solo per fare qualche esempio.

D’altra parte, a poche decina di metri di distanza, un altro pezzo di città come il mercato di Rialto è al centro da tempo di progetti e delibere di riordino nel tentativo di rivitalizzarne l’attività.

Con in testa lo stesso obiettivo: non rassegnarsi allo svuotamento della città dai suoi residenti.  

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