Mestre, case all’ex Enel: cittadini in strada contro il degrado e l’abbandono
Torna a montare la protesta dei residenti di viale San Marco. Diffida al Comune ed esposto alla Procura della Repubblica
Marta Artico
MESTRE. «I mesi passano, mala situazione è rimasta esattamente la stessa. Non c’è stato alcun intervento da parte del Comune e nessuno ci ascolta, per questo siamo tornati in strada e abbiamo tutte le intenzioni di dare battaglia».
I residenti di viale San Marco e di via Sansovino, riuniti in comitato, sono più arrabbiati che mai. Sul tappeto l’area ex Enel e i 120 appartamenti mai terminati, un sito che si trova nel cuore della città, alla confluenza di due strade importanti, viale San Marco e via Forte Marghera, abbandonato al degrado. Un buco nero che attira delinquenza, sporcizia, pusher.
IL VIDEOREPORTAGE
Palazzine abbandonate in centro a Mestre, degrado, topi e siringhe: videoreportage
Sabato una quarantina di persone si è riunita davanti all’entrata di quello che doveva essere un complesso residenziale nuovo di zecca, con tanto di megafono e banchetto.

E dove oggi, a causa del fallimento della città, dormono senza tetto, i tossici vanno a drogarsi, è utilizzato come rifugio di sbandati e deposito per immondizie e spazzature. Basta rimanere mezz'oretta fermi ad attendere in strada, per vedere chi entra e chi esce fare i propri comodi. E non solo la notte, ma anche in pieno giorno. «Dopo due mesi di proteste e raccolte firme, tutto quello che potevamo fare è stato fatto» spiega Tobia Navarro, giovane del comitato «non siamo stati degnati di un solo incontro e il comune non ci ha ricevuti. Perciò rilanciamo con una campagna di mobilitazione contro il degrado che viviamo e contro un comune insensibile alle difficoltà dei cittadini». Navarro chiede sicurezza, ma soprattutto che gli appartamenti vengano finiti dal comune e poi utilizzati per le persone che ne hanno bisogno. «Il problema non è chi occupa questi stabili – sono persone che vivono difficoltà abitative che in una società civile andrebbero aiutate – ma è la speculazione legalizzata in cui si decide di lasciare immobili in queste condizioni. Il comune deve requisire il complesso con un esproprio, i requisiti legali ci sono, e farne case popolari».

«Vogliamo interlocutori seri» sbotta Gianpietro Francescon, del comitato «ma non li abbiamo. L’assessore comunale Massimiliano De Martin ci racconta bugie: ci dice che l’amministrazione non può intervenire su quest’area, ma noi sappiamo che è possibile farlo, che il comune può intervenire nella trattativa perché ha una sua società immobiliare e può anche acquistare l’area. Vogliamo una soluzione e vogliamo avere interlocutori seri».
Per questo ieri è stata spedita mediante pec, una “diffida” al comune, che verrà inoltrata successivamente se nulla cambierà, anche alla Procura della repubblica, nella quale i residenti chiedono che vengano prese misure a tutela dell’igiene pubblica, della cittadinanza e che si dia corso alle istanze avanzate più di un mese fa in merito all’organizzazione di un’assemblea. Ma soprattutto alla messa in sicurezza del sito. «Il termine era di trenta giorni» spiega Davide Scano «che sono stati ampiamente superati». Il comitato si ripromette di dare battaglia. «C’è chi dimentica per professione» spiega il consigliere Antonino Marra «qualche giorno fa da via Piave, il sindaco spiegava di essere disposto a ricevere e accogliere cittadini e richieste, provocava la gente e diceva “Perché non mi chiedete un appuntamento? Questo che vediamo è la dimostrazione che sono solo parole al vento».
I commenti dei lettori