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Arsenale, pressing sui ministri del Pd: «Ora va aperta la porta dei Leoni»

Venezia, il protocollo ancora al centro delle polemiche. Nuovi spazi alla Marina e alla Biennale: e il Comune?

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura

VENEZIA. Arsenale aperto alla città. Con l’ingresso dalla porta dei Leoni, e gli spazi in uso alla Biennale fruibili per 12 mesi l’anno. E’ questa forse la strada per fare un passo avanti nella battaglia riaccesa in questi giorni per la gestione dello spazio monumentale più importante della città, parte fondamentale della sua storia. La proposta adesso è sul tavolo del governo. E dei due ministri del Pd _ Lorenzo Guerini della Difesa, Dario Franceschini dei Beni culturali che hanno sottoscritto il protocollo d’Intesa con il Comune. Dove si concedono nuovi spazi alla Biennale e alla Marina militare.

Nicola Pellicani, deputato veneziano del Pd, era in prima fila a manifestare con i comitati, domenica mattina. Adesso ha inviato una lettera al governo chiedendo di trovare una soluzione.

Difficile che il protocollo d’Intesa venga annullato. Ci sono 153 milioni del Pnrr che il ministero di Franceschini ha deciso di destinare proprio al restauro delle Teze dell’Arsenale. Uno dei progetti pilota d’Italia. Ma è necessario dare un segnale.

Il primo potrebbe essere proprio il nuovo ingresso, proposto dal parlamentare veneziano ai ministri del suo partito. Da sempre l’accesso all’Arsenale attraverso la porta monumentale _ detta dei Leoni perché vi fanno bella mostra le opere trafugate al Pireo e all’isola di Delo dai Veneziani _ è riservato alla Marina, che detiene ancora la sovranità della parte Sud dell’Arsenale. Aprire l’ingresso dalla porta principale sarebbe il primo segnale.

Il secondo, la possibilità di gestire gli spazi della Biennale per 12 mesi l’anno. «Non solo espositivi ma anche per attività permanenti» dice Pellicani. E di trovare nuovi spazi da dedicare alla cantieristica minore, all’artigianato. Una nuova convenzione che possa aprire nuove possibilità. Senza andar contro la Marina, che all’Arsenale c’è sempre stata e ha garantito anche la sua manutenzione. E nemmeno alla Biennale che ha restaurato parti importanti e porta in città cultura e lavoro.

Una storia complicata. Nel 2005 il “blitz” del Consorzio Venezia Nuova, che si era aggiudicato per trent’anni dal Demanio, a insaputa di tutti, la parte Nord con i Bacini di carenaggio. Dovevano farci la manutenzione delle paratie del Mose. E ancora non è stato deciso il trasferimento a Marghera, più compatibile ed economico. Per anni a gestire una parte dell’Arsenale era stata creata una società mista, la Arsenale spa. Progetti e restauri, tra cui la Torre di Porta Nuova. E il sogno di realizzarci un ponte. «Non è possibile, perché da lì devono uscire le navi» dicono alla Marina. Società di cui faceva parte anche l’attuale consigliere del premier Mario Draghi, l’economista Francesco Giavazzi. Sciolta dopo che il Comune _ sindaco Giorgio Orsoni _ aveva ottenuto con un emendamento alla Finanziaria il passaggio di proprietà dell’intero complesso.

Ma da allora, accusano i comitati, il Comune ha fatto soltanto eventi e Salone Nautico. Riaperti i percorsi, ma solo per eventi eccezionali. In parte abbandonato il progetto del grande Museo del mare, predisposta molti anni fa proprio dalla Marina, poi dalla società Vela.

Le possibilità di recupero e sviluppo di uno dei luoghi simbolo della grandezza di Venezia nei secoli sono tante. La strada è quella dell’uso condiviso delle risorse a disposizione. E dell’utilizzo degli spazi per il rilancio delle attività compatibili con la città d’acqua. Proposte e progetti non mancano, come pure le idee per l’autofinanziamento.

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