Venezia, Arsenale “regalato” alla Marina Militare. «Danno erariale grave per la città»
Roberto D’Agostino interviene nel dibattito sul futuro degli spazi. «Il Comune deve avere qualcosa in cambio»
Vera Mantengoli
VENEZIA. «Perché restituire alla Marina militare un’area, senza inoltre avere nulla in cambio? Questo è un possibile danno erariale. Il Comune sta privatizzando uno dei luoghi più importanti della città». A parlare è Roberto D’Agostino, dieci anni fa dirigente della società Arsenale (formata al 51% dal demanio e al 49% dal Comune) con Francesco Giavazzi (l’economista nel team per i fondi del Pnrr del presidente del consiglio Mario Draghi) e un funzionario del demanio.
Fu la società Arsenale, costituita sotto l’amministrazione Paolo Costa, che nel 2012 con il sindaco Giorgio Orsoni lavorò per realizzare lo storico passaggio dell’Arsenale da bene dello Stato a bene del Comune.
«Siamo stati noi a recuperare Torre di Porta Nuova, le Tese alle Nappe, la Tesa 105 e le otto di San Cristoforo utilizzando 12 milioni senza attingere dai fondi dell’amministrazione, ma grazie a privati o bandi europei» prosegue «Dopo il passaggio la società si è sciolta ed è rimasto un Ufficio Arsenale che però non aveva più potere esecutivo, ma solo di elaborare progetti che non sono stati mai presi in considerazione dell’attuale amministrazione».
In questi giorni al centro del dibattito della città c’è il destino dell’Arsenale di Venezia: lo scorso dicembre la giunta ha deliberato un Protocollo (non ancora firmato) che prevede la concessione di una parte dell’Arsenale alla Biennale per realizzare un centro di ricerca permanente e aperto tutto l’anno e la restituzione di un’altra parte alla Marina Militare.
Nella commissione consiliare di mercoledì il generale Michele Giovanni Caccamo ha spiegato che il ministero della Difesa ha già investito per restauri 8 milioni di euro e ne investirà altri 5 per risistemare quella parte che servirà per uffici, magazzino e base navale.
«Come può il Comune dare in regalo un pezzo di Arsenale alla Marina militare senza chiedere nulla in cambio, nemmeno dei soldi? Questo è un danno erariale gravissimo e non è possibile che torni allo Stato, per farci poi uffici o magazzini».
All’obiezione, sollevata anche nel corso della commissione dai consiglieri comunali di opposizione, il generale aveva risposto che si tratta di ricollocazione del cosiddetto spazio sine die e non di appropriazione di un bene.
L’avvocato Giuseppe Chiaia del Comune, chiamato in causa, ha spiegato che «è vero che l’accordo prevedeva il trasferimento al Comune, ma con usi riservati a soggetti già presenti alla data del passaggio, quindi alla Marina militare. Quindi su quegli spazi la Marina militare gode di un usufrutto perpetuo».
Questo è soltanto uno degli aspetti controversi sollevati dall'opposizione e ieri rimarcati da D’Agostino che sarà presente domenica alle 10 alla manifestazione che è stata indetta dal Forum futuro Arsenale.
«Sia La Marina che la Biennale privatizzano il bene, aprendolo e chiudendolo come se fosse loro, senza che il Comune faccia nulla» prosegue D’Agostino. «Nell’accordo era prevista la percorribilità, mentre invece si considera il suolo percorribile come parte della concessione, cosa che non lo è assolutamente».
Tutti favorevoli al centro di ricerca della Biennale, ma il Forum Futuro Arsenale chiede di base che ci sia percorribilità tutto l’anno, il riutilizzo delle aree dei bacini di carenaggio piccoli e grandi e altri progetti, ma soprattutto che si apra un dialogo con il Comune «per discutere il futuro di un'area che appartiene a tutta la città».
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