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«Piave, basta rinvii e ritardi serve un secondo bacino»

Lettera di 13 sindaci per sollecitare interventi urgenti a Regione e Ministero «Dopo Ciano del Montello necessaria un’altra opera di contenimento delle acque»

Giovanni Cagnassi
2 minuti di lettura

SAN DONà

Sicurezza idrogeologica, il Piave preoccupa i sindaci lungo l’asta del fiume i cui territori sono sempre più esposti al rischio di piene incontrollate a partire da San Donà e a monte come a valle del ponte della Vittoria. Per questo motivo il sindaco, Andrea Cereser, a nome di tutti gli altri 12 primi cittadini dei comuni del medio e basso corso del Piave, ha scritto a tutte le massime cariche istituzionali per sollecitare la rapida progettazione e realizzazione delle opere di contenimento necessarie per la salvaguardia delle popolazioni.

La piena del 1966 è un ricordo indelebile e ogni 100 anni un simile evento più ripetersi in modo ancora più grave. Ma alla luce della forte urbanizzazione e sviluppo dei territori i tempi potrebbero essere dimezzati. Per questi Comuni significherebbe una vera sciagura.

Il sindaco riflette dunque sulla necessità dell’intervento previsto a Ciano del Montello (Treviso), che risulta già finanziato. E con i sindaci ne invoca un secondo nel basso corso, che potrebbe essere a Ponte di Piave. La lettera è stata inviata ai ministri, deputati e senatori veneti, al presidente della Regione Luca Zaia e la giunta, quindi al presidente e ai consiglieri regionali del Veneto. E a tutti gli amministratori delle tre province interessate di Venezia, Treviso, Belluno.

Obiettivo è riprendere il dialogo sulle opere di salvaguardia dalle inondazioni del Piave, che coinvolgono i sindaci di Ormelle, Ponte di Piave, Fossalta di Piave, San Biagio di Callalta, Cimadolmo, Zenson di Piave, Eraclea, Salgareda, Musile di Piave, Noventa di Piave e Spresiano.

Tutti hanno espresso massima disponibilità al confronto sperando di non perdere altro tempo.

Il ragionamento del sindaco Cereser parte dal fatto che i territori della pianura del Piave, anche a causa dello sviluppo urbanistico e la demografia, sono costantemente esposti al rischio di alluvioni, come in occasione delle piene del 2018 e del 2019.

Oggi mancano le opere necessarie per evitare le conseguenze dell’alluvione del 1966 e già individuate dalla commissione De Marchi all’epoca. Servono in particolare bacini capaci di trattenere fra i 70 e gli 80 milioni di metri cubi d’acqua e l’adeguamento a 3mila metri cubi al secondo della portata del fiume da Ponte di Piave al mare.

«Nessuno mette in dubbio l’utilità di fare un bacino di contenimento a Ciano del Montello» spiega il sindaco Andrea Cereser, «soltanto che da solo non basterà a mettere in sicurezza l’intero basso e medio corso del Piave. I suoi 30, forse 35, milioni di metri cubi d’acqua coprono solo la metà del fabbisogno minimo individuato dalla commissione De Marchi che nessuno ha mai disconosciuto. Non è quindi una gara su dove localizzare l’opera, perché con questi numeri se ne dovrà comunque fare una seconda».

«Certo» aggiunge «non spetta ai sindaci decidere dove farla e anzi noi spingiamo perché si cominci intanto a realizzare quella che è non solo decisa, ma già finanziata. Però vorremmo che si cominciasse a pensare subito anche alla seconda. Noi tutti siamo disponibili fin d’ora ad ascoltare e valutare ogni opzione che ci verrà proposta, ma non si deve perdere altro tempo prezioso, ogni giorno che passa è un giorno sprecato. Non vorremmo che la sicurezza idrogeologica rischiasse di rimanere un dibattito buono solo per i convegni». —

Giovanni Cagnassi

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