«Morto per il cesareo in ritardo» chiesti 8 mesi per medico e ostetrica
eugenio pendolinichioggia
Fu un errore sanitario, per la Procura di Venezia, a provocare la morte nel 2016, all’ospedale di Chioggia, di un neonato che già prima della nascita aveva manifestato segnali di sofferenza tali da richiedere un parto cesareo immediato. Cosa che non avvenne, motivo per cui il piccolo era nato senza vita poco prima delle 8 di quel primo settembre. Così per il ginecologo Sergio Porto di Adria e per l’ostetrica Marilisa Bonaldo, accusati di interruzione colposa della gravidanza, ieri il pm Giorgio Gava durante la requisitoria ha chiesto 8 mesi di pena per entrambi. La fine del dibattimento è prevista per il 28 giugno, data in cui si attende con ogni probabilità anche la decisione sul caso da parte del tribunale di Venezia.
Subito dopo il decesso del neonato, i genitori avevano presentato un esposto ed il magistrato aveva incaricato il medico legale Antonello Cirnelli di eseguire l’autopsia. L’accertamento non aveva evidenziato profili di colpa in capo al ginecologo e alle ostetriche indagati. Diverse erano state le conclusioni del medico legale Silvia Tambuscio, consulente di parte civile nominata dall’avvocato Giuseppe Pavan per conto della famiglia residente a Correzzola. Proprio sulla consulenza del medico legale di parte si basa l’imputazione.
Quella notte di quasi sei anni fa, per come ricostruito dalla Procura, la madre allora 37enne si era presentata all’ospedale di Chioggia intorno all’una di notte per dare alla luce il piccolo. Il primo monitoraggio, intorno alle tre di notte a cui era stata sottoposta, per l’accusa aveva da subito evidenziato una sofferenza del bimbo. Tale per cui un secondo monitoraggio avrebbe dovuto essere seguito a stretto giro e non a distanza di quattro ore. Alle sette di mattina, infatti, la gravità della situazione aveva imposto un cesareo d’urgenza che si rivelerà purtroppo inutile. Secondo la difesa degli imputati invece, l’operato di ginecologo e ostetrica era stato conforme alle regole, tant’è che dall’individuazione del rischio al cesareo erano trascorsi solo 30 minuti. Ultima parola al tribunale. —
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