ERACLEA. «Ora nessuno venga a dire che la mafia non c’è nel nostro territorio. La sentenza di secondo grado è un dato incontrovertibile, possiamo metterci una pietra sopra. Ottenuta la condanna, ora dev’essere debellato l’ambiente mafioso proliferato in 20 anni, i cui effetti sono ancora presenti sul territorio».
C’è soddisfazione nelle parole del Prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, sulla pronuncia della Corte d’appello di Venezia, presieduta da Carlo Citterio, che mercoledì ha convalidato il quadro accusatorio presentato dalla Procura di Venezia e dalla Procura generale, confermando nella sostanza il “cuore” della sentenza con le condanne in primo grado: il “Clan dei Casalesi di Eraclea” è stata un’associazione di stampo mafioso, così come configurato dall’articolo 416 bis.