L’ex assessore Stefanetto (Pd) «Me lo aspettavo. E credo tutti»
Il difensore Daniele Grasso: «Su Teso ricorreremo in Cassazione» Soddisfatte la Cgil e l’associazione Libera contro le mafie
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A Eraclea la nuova sentenza del processo ai Casalesi - che colpisce anche l’ex sindaco Graziano Teso - è stata accolta dal mondo politico con un certo distacco. Regna il silenzio tra piazza Garibaldi e Ca ’Manetti, sede del Consiglio comunale. Parla a caldo l’avvocato difensore Daniele Grasso: «Leggeremo la sentenza e ricorreremo in Cassazione, perché Graziano Teso è estraneo alle accuse. Comprendiamo che una sentenza d’appello che fosse andata a dissentire dall’orientamento del primo grado avrebbe avuto un impatto sull’impianto accusatorio complessivo del processo ancora in corso davanti al Tribunale. Ricordo, però, che il ministero dell’Interno aveva respinto la richiesta dello scioglimento del Comune di Eraclea». Se dal gruppo di Teso non si alzano voci, i commenti non mancano. «Me lo aspettavo, e credo tutti. Teso ha solo fatto del male a questa città Avrebbe dovuto allontanarsi, eclissarsi a Eraclea, non farsi notare e esprimere certi commenti dopo le note vicende che hanno coinvolto i cittadini»: così Stefano Stefanetto, assessore del Pd con l’ex sindaco Giorgio Talon.
Non commenta invece lo stesso Talon, sindaco sconfitto nel testa a testa con Mirco Mestre, pupillo di Teso che ne era stato poi vice sindaco e vero leader della giunta.
Plaude soddisfatta l’associazione Libera contro le mafie: «La sentenza della Corte di Appello di Venezia ha riconosciuto che i Casalesi di Eraclea sono mafia. Un pezzo importante nel percorso di formazione di una maggior consapevolezza per la nostra regione circa la presenza di gruppi mafiosi che operano non solo in contesto economico ma anche territoriale».
«La sentenza d'Appello conferma, per l'ennesima volta, la forte presenza sul nostro territorio della criminalità organizzata», il commento di Silvana Fanelli (Cgil Veneto) e Francesca Salviato (Cgil Venezia), «la nostra costituzione come parte civile, assistiti dall'avvocato Leonello Azzarini, è stata anche in questo grado di giudizio riconosciuta come giusta, a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori: le prime vittime dell'illegalità economica e dell'azione delle mafie. Le forze dell'ordine e la magistratura stanno svolgendo fino in fondo il loro compito e meritano il nostro sostegno e il nostro ringraziamento. Ma meritano anche qualcosa di più: un salto di qualità di tutta la società civile veneta, a partire dalle forze economiche e sociali, che devono unirsi nel promuovere la cultura della legalità».
Silenzioso, ma sorridente - dopo la lettura del dispositivo - il pubblico ministero Roberto Terzo: la sentenza della Corte d’Appello - confermando l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso nel comune di Eraclea - è una “carta” che l’accusa potrà “giocare” nel processo di primo grado ancora in corso contro quelli che sono ritenuti dalla Procura i capi del clan, Luciano Donadio e Raffaele Buonanno. —
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