Mestre, allo Zuccante arriva il robot che può interrogare
Al via un progetto sperimentare per introdurre nuovi software di apprendimento. Il dirigente: «Così potremo partecipare alle gare nazionali di Nao challenge»
Marta Artico
MESTRE. I robot entrano in classe. Con una circolare rivolta alle famiglie e agli studenti, il dirigente dell’Istituto tecnico Zuccante di Mestre, Marco Macciantelli, che nelle potenzialità della tecnologia e nell’umanesimo digitale crede fermamente, ha annunciato l’entrata in classe niente meno che di un robot NAO v6 Academic, un robot umanoide che si muove, riconosce persone e oggetti, ascolta e parla, può spostarsi, ballare, esplorare una stanza, interagire con le persone ed esprimere sensazioni, grazie alla combinazione di hardware e software.
Può persino riconoscere le emozioni di base attraverso un motore emozionale. In questo caso, magari potrà anche interrogare i ragazzi. Il robot - fa sapere il dirigente - ci permetterà di partecipare alle gare nazionali di NAO challenge, un contest didattico dedicato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado con l’obiettivo di aumentare la conoscenza dei giovani nell’impiego della robotica umanoide attraverso lo sviluppo di software e applicazioni per divulgare le potenzialità sociali della robotica. Sarà un robot che mette al centro chi apprende, ossia gli studenti – spiega - deve prevedere il loro protagonismo, «chi insegna è un coach».
Lo “Zuccante” dispone già di droni al biennio e ora, grazie al Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), si sta dotando di altri droni intelligenti, programmati per l’educazione.
Il robottino dovrebbe arrivare entro l’estate.
Spiega il dirigente: «Non è la soluzione ai problemi, ma rafforza l’offerta formativa in termini di elemento di attrattività: oggi si parla di dispersione scolastica, uno dei primi modi per combatterla è la collaborazione tra ente locale e autonomia scolastica nel coinvolgere lo studente che si perde e si smarrisce negli studi. Per recuperarlo servono la scuola, la famiglia, il territorio e l’attrattività dell’offerta formativa può essere una leva per trattenere, accompagnare e recuperare risorse, visto che i giovani oggi sono dentro la cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Viviamo nell’interconnessione e nella digitalizzazione».
Se c’è il robot, a scuola vado più volentieri. «La robotica è adesso» dice il dirigente. «Ogni rivoluzione è un mix di traguardi scientifici, soluzioni tecnologiche, condizioni economico-sociali, forme innovative di organizzazione del lavoro, fonti energetiche, materie prime» si legge nella circolare emanata ieri.
«Da tempo si parla di una ulteriore, ovvero di una quarta rivoluzione industriale. Il vapore è stato alla base della prima rivoluzione industriale. L’elettricità, ma anche il motore a scoppio, alla base della seconda rivoluzione industriale, dalla fine dell’Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento. Il computer e le telecomunicazioni della terza rivoluzione industriale, dalla fine degli anni Cinquanta alla fine del Novecento. Sino all’attualità, tuttora in divenire, grazie a Internet, ai big data, all’intelligenza artificiale. Un modello che viene indicato come industria 4.0. La scuola ha la propria missione - quella di istruire e di educare - ma deve anche avere antenne sensibili nel comprendere il cambiamento in atto. Specie nell’istruzione tecnica. Specie in un Istituto tecnico-tecnologico».
E ancora: «La stessa robotica rappresenta, non più il futuro, ma il presente. Con produzione di macchine automatizzate maggiormente in grado di svolgere funzioni che per pericolosità, precisione e condizioni, non possono essere svolte dall’uomo».
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