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Quaranta furti e aggressioni a bastonate Sgominata banda di predoni: 5 arresti

Colpi in Veneto, Friuli e Toscana: le centrali dei banditi a Favaro e Spinea. Scoperti dopo un assalto nel Padovano. Trovate 4 pistole

Carlo Bellotto
2 minuti di lettura



L’errore è stato commesso il 23 settembre scorso a Polverara quando è stata rubata una Bmw. Da una telecamera è stata individuata una Passat che la seguiva intestata a un prestanome della banda. Da qui i carabinieri, coordinati dal pm di Padova, Sergio Dini, con pazienza e bravura hanno sgominato una banda responsabile di almeno 40 furti nel Veneto, ma anche nel Friuli e in Toscana.

In manette sono finiti Roland Gjonaj, detto Roland Qendro, 28 anni, e Armando Nezha e Adrian Begolli, 30 e 41 anni, tutti albanesi, i primi due senza fissa dimora e il terzo con dimora a Spinea, pregiudicato. In carcere anche i connazionali Fiorese Mercina, 39enne pregiudicato, e Valter Prenga, 34enne, entrambi senza fissa dimora.



La procura ha dovuto accelerare i tempi visto che si era capito dalle intercettazioni che l’intenzione del gruppo era quella di tornare in patria al più presto. Ora sono tutti in carcere a Vicenza con le accuse di associazione a delinquere, furto aggravato, ricettazione e lesioni gravissime. «Diversi furti avevano creato un allarme, una prima risposta è arrivata», ha sottolineato il comandante provinciale dell’Arma, Luigi Manzini. L’operazione è scattata una settimana fa a Favaro Veneto e Spinea, dove il gruppo aveva la base logistica. L’irruzione è stata fatta dai carabinieri del Radiomobile di Piove di Sacco, con i militari di Padova, Abano Terme e Monfalcone, e con unità cinofile antidroga e antiesplosivo. Per le loro razzie, i fermati utilizzavano potenti autovetture, intestate a prestanome o provento dei furti commessi, con le quali si spostavano quasi quotidianamente in tutto il Nord Italia dalle prime ore del pomeriggio sino all’alba del giorno successivo.



Il ricorso a macchine di grossa cilindrata era dettato dalla necessità di potersi dileguare se fossero incappati in controlli, come è avvenuto nella tarda serata dello scorso 20 novembre, quando, intercettati a Vigonza da una pattuglia dei carabinieri di Pionca, non hanno esitato a speronare l’autovettura militare per guadagnarsi la fuga a piedi, abbandonando sul posto una Golf nuova. La macchina era stata rubata a Noventa Padovana pochi giorni prima e nel bagagliaio c’erano due bastoni, due mazze da baseball e una smerigliatrice elettrica. Le indagini hanno permesso di acquisire forti indizi di colpevolezza a carico dei fermati anche in merito alla spedizione punitiva del 10 dicembre a Noventa Padovana, quando il titolare del bar “Più Trentanove”, loro connazionale, è stato picchiato con una mazza da baseball, pugni e calci, procurandogli gravi lesioni con una prognosi finale di 60 giorni. Con la mazza venne picchiato anche al capo, con una ferocia assurda. Le indagini continuano per accertare il movente del pestaggio.



Nel corso dell’operazione, a casa di Adrian Begolli sono state rinvenute 4 pistole, di cui due risultate oggetto di distinti furti commessi nel Padovano e a Cervignano del Friuli, nonché molti monili in oro, capi di abbigliamento griffati, occhiali, provento dei furti commessi, per i quali le indagini continuato per accertarne le vittime. Sono stati inoltre sequestrati la somma contante di 2.500 euro, 10,29 grammi di cocaina e un’autovettura Citroen C5 SW, che gli indagati utilizzavano nell’ultimo periodo per le loro scorribande. Infatti, sulla macchina veniva rinvenuta una sacca contenente l’attrezzatura per scardinare gli infissi delle abitazioni colpite (flessibili, piedi di porco, cacciaviti, trapani, chiavi artigianali). Il modus operandi richiama quello di una banda responsabile di decine di furti in città negli anni scorsi che si ritrovata in un bar di galleria Tito Livio prima di partire per le razzie. Anche questa venne sgominata dal pm Sergio Dini. —



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