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IL RETROSCENA

Il report sulle cerniere Lo studio è top secret

«Vietata la divulgazione» per la commissaria Spitz Confermato lo stato di corrosione soprattutto negli steli

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura



Lo studio sulla corrosione del Mose “secretato”. Il risultato del lavoro del consulente ingaggiato dalla commissaria Elisabetta Spitz non è mai stato divulgato nella sua forma originale.

Ma solo con un “breve riassunto” e una “traduzione autorizzata”. Una decisione che desta perplessità, e che potrebbe essere presto impugnata dalle associazioni ambientaliste che annunciano una richiesta di accesso agli atti.

Lo studio, affidato dalla commissaria al professor Nicholas Larcher dell’Istituto della Corrosione francese con sede a Brest, è stato infatti pagato con risorse pubbliche. E ha un valore decisivo nelle scelte da assumere per la manutenzione della grande opera. Ma un codicillo inserito nella relazione finale rende il suo contenuto, appunto “riservato”. Si chiama NDA, “Accordo di non divulgazione”, c’è scritto nel rapporto, “firmato dall’Istituto della corrosione il 22 settembre”.

Cos’è lo studio Larcher? E’ stato affidato nel settembre scorso dalla commissaria, mentre era in corso la procedura della gara per la manutenzione del Mose da 64 milioni di euro (poi sospesa e oggetto di ricorso al Tar da parte della vincitrice Fincantieri) e durante le indagini della Guardia di Finanza. Il rapporto, costato 7 mila euro, descrive il sopralluogo effettuato dall’esperto nei cantieri del Mose di Lido e Chioggia il 16 settembre.

Le conclusioni, in sintesi, confermano che la corrosione si verifica soprattutto negli steli dei tensionatori. Fenomeno più grave al Lido-Treporti, dove le cerniere sono sott’acqua dal 2013 e non hanno mai avuto manutenzione Dovuto probabilmente, secondo il Consorzio, all’infiltrazione di acqua marina. Larcher consiglia semplicemente di proteggere gli elementi a rischio con il grasso (Eni grease) già utilizzato nel 2016, effettuando sopralluoghi ogni tre mesi.

Ma non si tratta dell’unico studio sulla corrosione. Altri, fatti nel 2018, sono in possesso del Provveditorato alle Opere pubbliche. Portano la firma di Susanna Ramundo e Gian Mario Paolucci, ingegneri esperti corrosionisti che sollecitavano interventi urgenti. Da allora nulla è stato fatto, e gli esperti si sono dimessi per protesta.

Eppure nel giugno scorso, rilevano gli esperti, il professor Francesco Ossola, ex amministratore straordinario del Consorzio e oggi consulente tecnico della commissaria Spitz, insieme all’esperto professor Brutti avevano chiesto di eseguire con urgenza uno “Stato di consistenza”, cioè una foto dello stato di degrado corrosionistico delle strutture sott’acqua, da commissionare a personale specializzato. E si trattava delle barriere di Chioggia, le più “nuove”, dove gli steli sono stati montati quasi sei anni dopo quelli di Treporti, nel 2018.

Dunque? La questione della manutenzione del Mose è ancora aperta. Si dovrà decidere a chi affidare un lavoro destinato a non finire mai, dal costo preventivato di almeno cento milioni di euro l’anno. Intanto le paratoie si alzano e si abbassano anche in condizioni di acque alte. Ma la loro tenuta non è questione secondaria. Nel progetto originario i materiali erano stati garantiti per una durata di cento anni. Mentre la Finanza continua a indagare – l’inchiesta non è conclusa, ha detto il Procuratore della Corte dei Conti Paolo Evangelista – il Provveditorato attende ancora un dirigente dopo la cacciata di Cinzia Zincone, l’Autorità della laguna è ancora in alto mare. E il Mose, costato fin qui 6 miliardi e mezzo di euro, non sarà concluso e collaudato prima del 2024. —

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