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Speedline, da un mese in trincea al presidio «Avanti ad oltranza con il blocco delle merci»

Presenza costante di lavoratori al tendone anche durante le feste: «Non è più solo una vertenza, ma la sfida di un territorio per il futuro»

rubina bon
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il bilancio

Un mese in trincea. Compresi i giorni delle feste, quelli tradizionalmente dedicati alla famiglia. Al presidio della Speedline fuori dai cancelli dello stabilimento di Tabina non è mai mancata la presenza dei lavoratori. Pure a Natale ed a San Silvestro. Una staffetta che rasenta le 24 ore al giorno. Di notte ufficialmente non è prevista la presenza di qualcuno, ma c’è una brandina e in più di qualche occasione c’è chi è rimasto là a dormire. Il tendone allestito il 3 dicembre scorso, poche ore dopo l’annuncio-bomba da parte del sindaco metropolitano Brugnaro che aveva rotto le uova nel paniere alla casa madre Ronal svelando il piano di delocalizzazione che coinvolge 605 dipendenti (oltre 750 con l’indotto), è stato ribattezzato “Casa dei lavoratori Speedline”, come si legge sulla scritta che campeggia all’ingresso. Dentro, fra i tavoli e i mobiletti con i viveri – molti quelli donati da supermercati e semplici cittadini – lo striscione simbolo della lotta: “L’Italia non si rapina, Speedline resta a Tabina”. Un mese di lotta che sembra essere il primo di un lungo periodo.

«Credo che in questa fase sia necessario mantenere il presidio anche di fronte alla possibile cassa integrazione minacciata dall’impresa», spiega Matteo Masiero, Fim Cisl, «Non consegnare il materiale è l’unico modo che abbiamo per esercitare pressione su Ronal attraverso i suoi clienti». Il presidio, infatti, oltre ad una grande valenza simbolica, ne ha infatti anche una pratica, ovvero impedire ai camion carichi di cerchi in lega di uscire dallo stabilimento. E proprio i magazzini pieni sarebbero tra i motivi della cassa integrazione chiesta da Ronal per le prossime settimane. Tema, questo, su cui i sindacati promettono di lottare.

«Al presidio si continuano ad alternare reparti e squadre garantendo una presenza di lavoratori costante», aggiunge Giampaolo Albanese della Rsu Cisl, «Stiamo valutando altre iniziative al momento ancora in fase di discussione». L’altro fronte caldissimo, ben più della cassa integrazione, è quello sul futuro dell’attività imprenditoriale: il vertice al Ministero è stato convocato per venerdì (vedi articolo sotto).

Di iniziative in questo primo mese di lotta ne sono state promosse numerose, tanto da richiamare l’attenzione anche dei media nazionali. Non solo la grande manifestazione del 19 dicembre con 1.500 persone, alla presenza del Patriarca e del vescovo di Treviso, oltre che di una quarantina di sindaci, ma anche gli scioperi “a scacchiera”, ossia un giorno per reparto, fino a che la fabbrica è stata aperta prima della lunga pausa natalizia e il corteo improvvisato lungo la Noalese il giorno del primo vertice sulla vertenza, disertato dalla proprietà che aveva mandato i suoi advisor. E poi il Natale al presidio, il veglione di Capodanno. Il 6 gennaio ci sarà la tradizionale lotteria promossa dai dipendenti. «Ciò che sta scavalcando i confini sono la tenacia e la costanza con cui i delegati e i lavoratori stanno mantenendo in vita il presidio che si sta rivelando un collante territoriale che nessuno poteva immaginare», spiegano dalla Cisl, «In queste feste, nonostante l’angoscia e la paura per il futuro, c’è anche una contagiosa speranza, la voglia di resistere e di inventare sempre qualcosa di nuovo per coinvolgere anche chi non vive direttamente dello stipendio dell’impresa. Questa non è più una vertenza aziendale, è la battaglia che i lavoratori, mossi dal senso di comunità, hanno trasformato nella sfida di un territorio per il futuro. E così dalla vigilia ad oggi, con le attenzioni del caso, sono passati al presidio parlamentari, lavoratori di altre aziende, imprenditori, sindaci, parroci, studenti e referenti di varie associazioni, sindacalisti di altre province e altre regioni. Questa vertenza era un libro bianco e lentamente lo stiamo scrivendo giorno dopo giorno». —



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