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Morto nel test drive a Noale, il giallo della formazione

Enrico Morelli, 23 anni, era assunto come co.co.co. dalla Dekra. Indagini per capire se avesse competenze sulle moto. L’ipotesi di reato è omicidio colposo

Carlo Mion
2 minuti di lettura
Enrico Morelli, romano di 23 anni, morto in ottobre in un incidente sul lavoro sulla Noalese 

NOALE. Enrico Morelli a fine dicembre avrebbe terminato di lavorare per Dekra, la multinazionale che si occupa di sicurezza sul posto di lavoro e dei mezzi che circolano in strada. Enrico è morto provando una moto dell’Aprilia (Gruppo Piaggio) a 23 anni. Un incidente sul lavoro.

Il ragazzo aveva un contratto co.co.co di sei mesi che gli permetteva di fare un’attività che solitamente svolgono piloti, istruttori o collaudatori. Enrico, che studiava Legge a Roma, non era nulla di tutto ciò. Appassionato di moto come il padre, amava le due ruote come simbolo di libertà.

Era strafelice quando aveva trovato il posto di lavoro, anche se a termine, alla Dekra di Roma ed era al settimo cielo, raccontano in famiglia, quando l’azienda gli comunicò che come premio lo mandavano una settimana a testare moto all’Aprilia di Noale. Per lui era un sogno, anche se il premio non comprendeva il vitto e l’alloggio che erano a sue spese.

Ma proprio l’ultimo giorno di permanenza, il 23 ottobre scorso, durante l’ultimo giro per l’ultimo test succede l’irreparabile. Sulla Noalese il ragazzo perde il controllo della moto e finisce nel fossato, lato opposto al senso di marcia, dove muore sul colpo. Tutti i sogni di Enrico si schiantano lì. Inizialmente intervengono i carabinieri per i primi rilievi. Poi, quando si scopre che il 23enne stava provando la moto per lavoro, gli accertamenti vengono ultimati dai tecnici dello Spisal.

Qualche cosa fin dall’inizio non quadra. Troppi aspetti poco chiari evidenziati dai tecnici dello Spisal. Soprattutto sulla formazione professionale del ragazzo. Enrico aveva i titoli per svolgere quel genere di test? In sostanza doveva verificare la sicurezza della moto già commercializzata dalla casa di Noale. Il ragazzo aveva fatto dei corsi per essere in grado di stabilire che quella moto era sicura?

Domande che troveranno una risposta nell’inchiesta affidata al pm Christian Del Turco che ha iscritto nel registro degli indagati Franco Vasta e Pietro Biglia, due dirigenti della Vekra Italia. L’ipotesi di reato è omicidio colposo con le aggravanti previste dal comma 2, (qualora sia commesso violando le norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro), e dal comma 3 (qualora sia commesso nell’esercizio abusivo di una professione per la quale sia richiesta una speciale abilitazione dello Stato, oppure di un’arte sanitaria).

È proprio questa seconda aggravante ipotizzata dal magistrato che fa capire come non sia chiaro, almeno fino a questo momento, in base a quali titoli Enrico testava le moto. Nell’indagine va evidenziato come non sia coinvolta Aprilia che si era affidata a Dekra per un test “indipendente”. Un’azienda, quest’ultima, che ha come slogan: «I nostri consulenti e tecnici lavorano con professionalità e passione per rendere il nostro mondo ogni giorno più sicuro: sulle strade, nei luoghi di lavoro e nelle vostre case».

Intanto per un difetto di notifica l’altro giorno è stata annullata l’udienza nella quale era in programma l’incidente probatorio che riguardava la perizia sulla moto.

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