Estorsione alla coinquilina il pm chiede 5 anni di condanna
Il 47enne avrebbe minacciato pesantemente una donna affetta da patologie Archiviata la posizione del marito che avrebbe incassato 150 mila euro
r.d.r.miranese
«Se non prelevi, arriva l’uomo nero».
Così, con minacce da bambina, una donna affetta da deficit cognitivo - bancomat dopo bancomat - avrebbe consegnato 40 mila euro all’uomo con il quale era andata a vivere per qualche tempo.
Soldi che la madre le aveva lasciato in eredità. Danaro che - secondo la ricostruzione dell’accusa - sarebbe prima finito in grande parte nelle mani dell’ex marito (ben 150 mila euro): ma l’accusa di appropriazione indebita inizialmente ipotizzata nei confronti di quest’ultimo non è contestabile ai coniugi non ancora separati e la posizione dell’ex consorte è stata così archiviata dal giudice per le indagini preliminari.
È, invece, finita davanti al Tribunale la seconda parte di questa dolorosa vicenda.
Martedì la pubblico ministero Elisabetta Spigarelli ha chiesto al giudice Enrico Ciampaglia di condannare a 5 anni e 6 mesi di reclusione per estorsione G.B., 47enne residente nel Miranese.
Una storia - per l’accusa - di disagio e raggiro: un’estorsione ai danni di una donna molto fragile e ingenua, che sarebbe stata minacciata anche con modi più pressanti dell’«uomo nero»: se non l’avesse pagato, l’uomo che le aveva detto di aver assoldato per farsi restituire i soldi dall’ex marito si sarebbe concentrato su di lei: «Arriva il capoccia con la 44 Magnum».
La donna, dopo essersi allontanata dal marito, era andata a convivere con un altro uomo e la madre e nel mentre aveva conosciuto G.B., il quale si sarebbe offerto di recuperare il danaro prelevato (senza reato) dall’ex marito. Ad un certo punto, dopo aver litigato con il convivente, lei era andata a vivere a casa di G.B., che a quel punto avrebbe cambiato registro, iniziando con le sue pressanti richieste e minacce, «costringendola a vivere nel terrore», riporta il capo di imputazione.
Secondo la ricostruzione della Procura - perizia medico legale alla mano - la donna è affetta da “cerebropatia connatale”, “incapace di gestire in modo critico il proprio danaro”. È seguita da un’amministratrice di sostegno che nel tempo ne ha raccolto le confidenze e ha presentato denuncia, costituendosi la parte civile con l’avvocato Jacopo Stefani.
Il processo è stato rinviato al 28 marzo per dare la parola alla difesa. —
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