Ca’ da Mosto, tolti i ponteggi: arriva l’hotel Venice Venice
Ultimato il restauro del nuovo albergo in riva al Canal Grande, nel più antico palazzo in pietra della città. Ancora lavori nell’attiguo Ca’ Dolfin, recuperata anche la corte del Leon Bianco
Manuela Pivato
VENEZIA. Tolti i teli, smontati i ponteggi, dopo quarant’anni di abbandono, e dopo un lungo e laborioso restauro, Ca’ da Mosto ritorna alla città come albergo. Venice Venice, hotel a cinque stelle, presentato due anni fa allo stato grezzo, sta per iniziare una nuova vita dopo averne vissute molte altre, più o meno felici, per oltre ottocento anni.
L’albergo riporta la luce nel più antico palazzo in pietra di Venezia, dalla facciata bizantina - restaurata dalla ditta Lares - con le decorazioni marmoree, i bassorilievi, i fregi, gli stemmi, le formelle e la polifora a loggiato del piano nobile.
Trentesimo albergo sul Canal Grande, con secondo ingresso nella corte del Leon Bianco ai Santi Apostoli, irriconoscibile dopo il restauro della facciata e dell’imponente scalinata, Venice Venice non sarà solo, ma farà tutt’uno con l’adiacente Ca’ Dolfin, dove i lavori sono ancora in corso.
Le origini
Per il palazzo si tratta in qualche modo di un ritorno alle origini, considerato che ebbe la prima licenza alberghiera d’Europa con l’insegna della Locanda del Leon Bianco, aperta nel 1661 e diventata il Belmond Cipriani di allora. Principi, zar, politici soggiornarono nelle sue stanze e si trovarono benissimo, inclusi l’imperatore Giuseppe II ed i principi ereditari di Russia, Paolo e consorte con il loro folto seguito, per i quali la Serenissima organizzò feste memorabili.
L’investimento
Ingente l’’investimento economico dell’immobiliare Noah Srl, con sede a Mestre - si parla di circa venti milioni di euro - grazie al quale il palazzo è stato restaurato da cima a fondo e non senza difficoltà, visto lo stato di abbandono in cui versava da anni.
La storia
Dopo molti secoli di splendore, già dimora di celebri navigatori, tra cui Alvise da Mosto che, al servizio del re del Portogallo scoprì le isole del Capo Verde, il palazzo era rimasto vuoto e triste.
Troppo oneroso viverlo, mantenerlo, riscaldarlo. Per alcuni anni il secondo piano dell’edificio ha ospitato gli studenti della scuola Zambler; poi gli ultimi proprietari - la famiglia Camerino - hanno deciso di affidarlo ad altre mani.
A preoccupare era soprattutto lo stato di conservazione della facciata, così delicata che pareva sul punto di sbriciolarsi sotto il peso dei secoli. L’intervento di restauro è partito proprio da lì ed è proseguito dalle fondamenta su fino al terzo piano sala per sala, gradino per gradino, trave per trave, cercando di conservare quello che si poteva salvare.
La corte
Venice Venice avrà due ascensori, la riva d’acqua, alla quale si accederà attraverso il portego, caratteristico del fondaco veneziano, e dove in questi giorni gli operai caricano e scaricano materiali e arredi, e un ingresso dietro campo Santi Apostoli, nella piccola corte del Leon Bianco che il Comune ha dato in concessione d'uso per cinquant'anni alla società per un cifra quasi simbolica. La corte, infatti, dovrebbe diventare spazio espositivo e commerciale riservato ai clienti dell’albergo, ma aperto anche ai veneziani.
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