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Il sindaco: «Villa Spica dev’essere chiusa»

Dolo: l’appello di Naletto dopo la denuncia dello stato di degrado in cui vivono 50 migranti. «Così non può funzionare»

Alessandro Abbadir
2 minuti di lettura

DOLO

«Il modello di Villa Spica non funziona e non può funzionare. Non basta spostare qualche ospite o raccomandare qualche miglioria alla cooperativa. Villa Spica come centro per migranti va chiusa al più presto». Non usa mezzi termini il sindaco di Dolo Gianluigi Naletto, il giorno dopo la denuncia, sulle pagine de La Nuova Venezia, dello stato di pesante degrado in cui vivono cinquanta migranti, in una situazione difficile dal punto di vista sanitario e della sicurezza.

Nel corso degli anni sono state denunciate in diverse occasioni anche dai residenti diverse forme di prostituzione praticate dalle occupanti il Cas, Centro di accoglienza straordinario per immigrati.

Dentro villa Spica, che si trova in centro a ridosso della Brentana e del deposito degli autobus dell’Actv, ci sono complessivamente 50 donne con una decina di bambini, la maggior parte in età pre – scolare.

Il problema dell’inadeguatezza di Villa Spica come sito per accogliere migranti era stata denunciata negli anni scorsi anche dall’allora sindaco Alberto Polo. «Con il Prefetto» spiega Naletto «abbiamo sempre avuto un rapporto franco e collaborativo e siamo contenti di quanto ribadito ieri. Oggi è evidente, però, quanto denunciamo da tempo: quella di Villa Spica, che doveva essere una soluzione transitoria e emergenziale, per quieto vivere, è diventata definitiva. Su questo con il Prefetto ci siamo già confrontati condividendo che villa Spica dovrà chiudere al più presto».

Naletto sottolinea anche altri aspetti. «Non possiamo tollerare più» dice «a fronte delle nuove informazioni che i cittadini e l’amministrazione hanno raccolto, di lasciare queste donne e questi bambini in balia di un sistema incapace di garantire rispetto e accompagnamento durante il tempo di permanenza».

«Come si fa ancora a tollerare» si chiede Naletto «delle situazioni di vita come quelle testimoniate da alcune ospiti coraggiose e da cittadini residenti nelle vicinanze? Villa Spica rappresenta una situazione intollerabile sotto il profilo umano e sociale. Da luogo di accoglienza e di protezione è oggi una sorta di “magazzino” di donne e bambini, lasciati più o meno a sé stessi. Ho fiducia nella capacità del Prefetto, con il quale ho sempre condiviso tutto e al quale non farò mancare la mia collaborazione, di trovare una soluzione al problema».

Nei giorni scorsi aveva chiesto un tempestivo intervento del Prefetto anche l’ex consigliere comunale Vincenzo D’Agostino.

Se a Dolo la situazione è critica, a Mira invece, nel corso del tempo, si è assistito ad una normalizzazione del problema. Dalle centinaia di migranti che erano presenti anni fa nel mirese, ora con la chiusura, 18 mesi fa, degli hotel che li ospitavano a Malcontenta come strutture di ricezione, ne restano complessivamente sul territorio una cinquantina. Sono uomini e sono sparsi fra l’ex ostello di Giare, la casa San Raffaele a Mira Porte e la cooperativa Olivotti a Mira Taglio. —



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