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i nodi della salvaguardia

Basilica ancora sott’acqua, cantieri fermi Si cerca chi può pagare la fidejussione

L’accordo transattivo firmato tra Consorzio e Provveditorato non comprende le barriere. Tesserin: «Fare presto»

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura



Basilica a rischio allagamento anche nelle prossime ore. La serie di acque alte previste per questa settimana manderà a mollo i pavimenti della Basilica ogni giorno. Anche il sollevamento del Mose, annunciato come «possibile» per questa mattina, potrebbe non essere sufficiente. Il nodo di San Marco non è ancora sciolto. L’accordo transattivo fra il Provveditorato alle Opere pubbliche e il Consorzio Venezia Nuova consentirà di sbloccare i prossimi lavori in laguna. Ma non quelli per la difesa della Basilica con lastre in vetro. Qui i cantiere è bloccato da mesi. Prima per le acque alte, poi per la protesta delle imprese (Rizzo e Kostruttiva) che non hanno ricevuto nemmeno l’anticipo di 700 mila euro concordato in agosto. Due lettere ultimative, pii la sospensione delle attività di cantiere decisa dal 22 novembre. E la fine dell’opera, ritenuta «urgente» anche se provvisoria, slitta ancora. Se ne parlerà a inizio estate 2022.

Il Procuratore Carlo Alberto Tesserin lancia l’ennesimo allarme. Nei giorni scorsi è stato contattato dalla commissaria del Mose Elisabetta Spitz e dai dirigenti del ministero. Ha ribadito il grave rischio in cui si trova oggi la Basilica, danneggiata dalle acque alte eccezionali dell’ottobre 2018 e del 2019. Ferita ogni giorno dalle maree medio alte, in continuo aumento a causa dei cambiamenti climatici. Nell’anno 2020 sono state 120, mandando sott’acqua i pavimenti di San marco un giorno su tre.

Perché i lavori che rispetto al mare del Mose – sei miliardi e mezzo di euro – rappresentano una goccia con il loro costo di 3 milioni e 800 mila euro sono bloccati? Prima ci sono stati i ritardi nell’approvazione del progetto. Poi la difficoltà nel reperire i finanziamenti. Adesso l’impossibilità di pagare le imprese a causa della grave crisi del Consorzio Venezia Nuova. Firmato l’atto transattivo, la situazione si dovrebbe sbloccare. Ma resta l’ostacolo della fidejussione e dell’assicurazione obbligatoria. Secondo la legge dovrebbe essere il Consorzio a pagare, per consentire di versare l’anticipo alle imprese. Al ministero stanno ora studiando una deroga. Per provare a far versare la fidejussione a un altro soggetto pubblico. E sbloccare dunque i pagamenti. E i cantieri.

Situazione kafkiana, che tiene sotto scacco da tre ani la Basilica più bella del mondo. Intanto i danni della salsedine si fanno vedere. Una parte delle colonne e dei pavimenti sono stati restaurati, sotto la direzione del proto Mario Piana. «Ma occorre intervenire con urgenza», dice Tesserin, «mi hanno dato speranza le parole ricevute dal ministero. Ma bisogna fare presto. Ritardi che ne sono stati anche troppi».

Resta sullo sfondo anche l’intervento necessario per la protezione dell’intera area marciana, l’insula di San Marco. 50 milioni per isolare la Piazza dall’acqua che entra. E difenderla dalle maree fino a 120 centimetri. Dopo dovrebbe pensarci il Mose. —

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