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Dispersione scolastica nel Veneziano, 312 gli studenti ritirati

I dati sono relativi alle scuole superiori, ma la pandemia e le lezioni a distanza hanno causato difficoltà anche alle medie

Laura Berlinghieri
1 minuto di lettura
(ansa)

VENEZIA. Ogni cento studenti che, l’anno scorso, avrebbero dovuto frequentare le scuole superiori, uno non si è presentato in aula. È l’entità del fenomeno della dispersione scolastica tra gli istituti del Veneziano, termine nel quale rientrano le mancate iscrizioni dopo la bocciatura, i ritiri nel corso dell’anno e le assenze continue.

La pandemia non ha alimentato ulteriormente il fenomeno, che, nella nostra provincia, ha conosciuto il suo picco tre anni fa, quando a ritirarsi da scuola è stato quasi uno studente su cinquanta. Numeri praticamente dimezzati l’anno successivo, con la pandemia e la sospensione delle bocciature.

I dati però continuano a impensierire. Nel corso dell’ultimo anno scolastico, dalle scuole superiori veneziane si sono ritirati 312 studenti: 74 frequentavano i licei, 121 gli istituti tecnici e 117 i professionali. Di questi, 53 hanno deciso di non iscriversi più a scuola dopo essere stati bocciati, 168 si sono ritirati nel corso dell’anno, 63 hanno smesso di frequentare le lezioni senza formalizzare la decisione e 28 non si sono proprio mai presentati a scuola.

«C’è una fascia di abbandono importante, dovuta a una evidente debolezza socio-economica», spiega Luigi Zennaro, presidente provinciale dell’associazione dei presidi, «L’anno scorso la situazione è stata drammatica. Mentre, in passato, riuscivamo a intercettare questi ragazzi, la didattica a distanza ha spezzato a metà i rapporti».

Zennaro è il dirigente dell’istituto comprensivo di Camponogara, testimonianza che il fenomeno della dispersione scolastica non interessa soltanto i ragazzi più grandi, ma anche i giovanissimi.

«Quando si presentano determinati casi, la segnalazione ai servizi sociali è d’obbligo», fa presente. La questione ha diversi volti e diverse spiegazioni. «Ci sono le famiglie che hanno deciso di tenere a casa i ragazzi, per paura del Covid. Anche per questo nell’ultimo anno è aumentata l’istruzione parentale», spiega Luca Antonelli, preside dell’Ic Parolari di Mestre, scuola dove l’anno scorso si sono tenuti gli esami di ammissione alle classi successive per gli studenti che hanno aderito ai programmi di “home schooling” .

Prosegue Antonelli: «C’è poi il problema endemico della mancata frequenza degli studenti Rom, questione che l’anno scorso ha interessato un importante numero di ragazzi. Noi, come scuola, abbiamo messo in campo tutte le energie possibili, con il Comune».

Nell’ultimo anno scolastico, nel solo Comune di Venezia sono stati 114 gli studenti inadempienti, che non si sono iscritti nelle classi prime.

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