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Venezia, due detenuti abbattono la porta della cella usando la branda come un ariete

Notte agitata a Santa Maria Maggiore, leggermente ferito un agente con una lametta. La Uilpa: «Hanno aperto il cancello come fosse di burro. Manca il 45% degli organici, struttura e dotazioni sono vecchie»

Roberta De Rossi
2 minuti di lettura

VENEZIA. In due hanno fatto un putiferio. È successo domenica notte, al carcere di Santa Maria Maggiore, dove due detenuti hanno sfondato la porta della cella usando una branda come ariete.

«Il cancello ha ceduto come fosse stato di burro», commenta Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa, che ha fatto uscire dalle mura del carcere quanto accaduto. «Due detenuti della casa circondariale di Santa Maria Maggiore hanno divelto il cancello della propria camera di detenzione, di cui avevano precedentemente distrutto ogni arredo», racconta, «e si sono impossessati dell’intera sezione detentiva, allagandola e imbrattandone i muri anche con sangue. Solo verso la mezzanotte, grazie all’intervento della Polizia penitenziaria con unità richiamate in servizio, sono stati ripristinati l’ordine e la sicurezza e la situazione è ritornata alla calma: uno degli ispettori intervenuti è stato lievemente ferito a una mano con una lametta, in possesso di uno dei due rivoltosi».

De Fazio descrive quanto avvenuto come «scene di ordinaria violenza: episodi come questo, nostro malgrado, sono ormai all’ordine del giorno e, in pratica, a mettere in subbuglio un carcere e la sicurezza collettiva non servono eventi eccezionali, come potevano essere le misure restrittive conseguenti alla pandemia da Covid-19 durante le rivolte di marzo dello scorso anno, ma basta che lo decidano un paio di detenuti».

(Qui le immagini della protesta del marzo 2020)

Coronavirus, rivolta in carcere a Venezia. Il perimetro è circondato

Domenica notte, due cittadini tunisini che erano stati trasferiti dalle celle comuni ad un’area più ristretta, perché avevano avuto comportamenti aggressivi nei giorni scorsi: una protesta violenta, la loro. «Quello che è successo», prosegue De Fazio, «è avvenuto in una sezione detentiva di allocazione temporanea, con soli 13 ristretti, e tutto sommato si è riuscito a ripristinare la sicurezza in relativo poco tempo e senza gravi conseguenze, ma ben altri possono essere gli effetti, come si è già visto, quando i detenuti presenti sono decine o centinaia».

L’appello al governo. «Lo ripetiamo alla ministra Cartabia, al presidente Draghi e al Parlamento: servono interventi immediati per adeguare organici ed equipaggiamenti del Corpo e investimenti in strutture e moderne tecnologie».

Sovraffollamento e organici. Santa Maria Maggiore ospita al momento 210 detenuti (su una capienza di 158) e vede in servizio circa 150 agenti dei 170 in pianta organica: ci sono stati tempi, con molti più detenuti. L’emergenza Covid (con le rivolte in carcere, che a Venezia sono sfociate anche in un pericoloso incendio di lenzuola e coperte nelle celle) ha contribuito a svuotare le carceri. «Ma i numeri stanno ricrescendo», conclude il segretario Uilpa Polizia penitenziaria, «mentre è lo stesso ministero di Giustizia a dire che in Italia servirebbero altri 17 mila agenti: il 45% in più di quanti oggi in servizio». «C’è sempre un problema di sovraffollamento e di carenza del personale che denunciamo da anni», chiosa Giampiero Pegoraro, della Cgil Fp, «e di un istituto, come quello di Venezia, vecchio nella sua struttura e nelle dotazioni: solidarietà agli agenti».

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