Mestre con l’acqua alla gola per il cambiamento climatico: le simulazioni del disastro
Simulazioni mostrano piazza Ferretto e i parcheggi dell’aeroporto allagati. L’allarme degli ambientalisti. Al Cop26 si parla dell’isola di Tuvalu, nel 2013 ospite della Biennale a Forte Marghera
Mitia Chiarin
Il rendering del parcheggio dell'aeroporto allagato
VENEZIA. «Effetti del riscaldamento globale in piazza Ferretto a Mestre: allagamenti come fossimo a Venezia. Perché Consorzio di bonifica, Comuni, associazioni non hanno portato a termine il processo del Contratto di Fiume Marzenego e portato in esecuzione il Programma d’Azione?». Lo chiede, a nome di tante associazioni della rete del Contratto di fiume, l’ingegnere Alessandro Pattaro. Grazie ad una app, Pattaro ha realizzato simulazioni che preconizzano gli effetti del cambiamento climatico che rappresentano un rischio anche per la terraferma.
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Il primo rendering riguarda piazza Ferretto nel centro di Mestre, il secondo mostra i parcheggi dell’aeroporto Marco Polo.
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Simulazioni, certo, ma che sono legate all’allarme generale per l'eccesso di cemento che toglie impermeabilità ai terreni e all’effetto dei cambiamenti climatici che mettono a rischio, con l’innalzamento dei mari, tutta la pianura padana.
E così mentre l’architetto con casa a Venezia, Giovanni Leone, da Catania racconta i tanti motivi che hanno causato l’allagamento della città siciliana, al Cop26 di Glasgow, contraddistinto dalle proteste dei giovani di Friday for Future, sta facendo discutere l’appello con le gambe immerse nel mare fino alle ginocchia per denunciare i rischi legati al cambiamento climatico, del ministro delle isole Tuvalu, Simon Kofe. Dallo stato insulare polinesiano nell'oceano Pacifico tra le Hawaii e l'Australia, il ministro ha deciso di videoregistrare il suo discorso in acqua per la Cop26 per sottolineare i danni subiti dal territorio del suo Paese a causa dell'innalzamento del livello del mare.
Forse pochi ricordano che Mestre ha un legame con le isole polinesiane di cui in queste ore tutti parlano.
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Nel 2013 il primo embrione del padiglione di terraferma, a forte Marghera, della Biennale di Venezia ospitò le opere dell'artista taiwanese Vincent J.F. Huang che invitavano a riflettere sui problemi posti dal cambiamento climatico: una colossale pompa di petrolio, trasformata per l'occasione in una macchina per il massacro di specie naturali; un acquario di coralli che contiene i resti sommersi della civiltà umana; un bizzarro spettacolo di specie animali in pericolo per il surriscaldamento globale con i pinguini ad affollare la baia.
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Quel padiglione era proprio promosso da Tuvalu.
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