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Vallone Moranzani, guerra dei fanghi Sifa vuole 7,8 milioni dalla Regione

Fermo il progetto di riqualificazione di Porto Marghera. La Regione lo ha affidato a Veneto Acque dicendo no a Veritas

Francesco Furlan
2 minuti di lettura



È scontro tra Regione e Veneto Acque da un lato e Sifa e Veritas dall’altro per la gestione del Vallone Moranzani di Marghera, il progetto di rigenerazione urbana al palo da anni. I fanghi che andrebbero trasferiti restano fermi. Sullo sfondo c’è la battaglia per la gestione dei fanghi da depurazione civile che, per le fasi di conferimento e smaltimento, rischia di mettere sotto stress le società di servizi venete che si occupano della loro gestione. Per questo la Regione Veneto lo scorso anno ha deciso di trasferire la gestione del Vallone da Sifa (principali azionisti Mantovani e Veritas) alla società Veneto Acque, di cui detiene il 100% delle quote. Creando più di qualche mal di pancia ai piani alti di Veritas e negli uffici della società consortile Sifa. La società, dopo lo stralcio del Vallone dalla concessione, vuole dalla Regione 7,8 milioni di euro come forma di risarcimento. E poiché la Regione ha risposto picche Sifa si è rivolta al tribunale civile, chiedendo l’applicazione di una clausola del contratto di concessione che ritiene disattesa. Prima udienza fissata nel 2022.



Il progetto del Vallone Moranzani prevedeva la realizzazione di circa 200 ettari di parco urbano allocando su una collina sedimenti e fanghi derivanti dall’escavo dei canali - ma i grandi interventi sono sostanzialmente fermi - e di depurazione civile, resi stabili e quindi non reattivi, realizzando una fascia verde per separare la zona industriale di Porto Marghera dai centri abitati più vicini, tra tutti Malcontenta. L’accordo, firmato 13 anni, non è mai decollato. Anche se sembra sempre sul punto di farlo. Nell’area del Vallone è previsto anche l’interramento, da parte di Terna, degli elettrodotti aerei oggi esistenti, un progetto per il quale Ministero della Transizione Ecologica ha dato il va libera lo scorso luglio. La procedura è in corso, i lavori non sono ancora iniziati. Ma questo non impedisce di iniziare la realizzazione del Vallone con il trasferimento dei fanghi nelle aree che non sono interessate dal progetto di Terna. Ma i fanghi non arrivano, nessuno ce li porta.



Sono sempre lì, accumulati nell’area nota come area 23 ettari, un’area provvisoria dove però sono stoccati da anni. Affacciata al canale industriale Sud, gestita prima da Sifa e poi da Veritas. Si tratta di vasche dove sono depositati i fanghi degli scavi dei canali portuali del periodo 2010-2014 oltre ai fanghi di depurazione civile di Veritas, oltre 46 mila metri cubi nel 2020. Le vasche sono quasi piene e anche Veritas comincia a preoccuparsi, perché rischia di dover ricorrere ad altri impianti, fuori regione e più costosi, per lo smaltimento. Per trasportare i fanghi dall’area 23 ettari al Vallone Moranzani è stato collaudato, lo scorso marzo - in forte ritardo - il ponte Bailey realizzato da Sifa sopra la ferrovia e sopra via dell’Elettronica. Ma sul ponte i fanghi non sono ancora passati. Per quale motivo? La Regione sostiene che dovrebbero essere già stati trasferiti, Veritas dice di «essere in attesa dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale dalla Regione». I rapporti tra enti sono piuttosto tesi.



A gestire il Vallone Moranzani doveva essere Sifa. È la società consortile concessionaria della Regione, che si deve occupare di raccogliere e trattare gli scarichi delle aziende di Porto Marghera attraverso l’assai zoppicante Pif (Progetto integrato Fusina). La Regione, il 18 agosto del 2020, ritenendo Sifa inadempiente e preferendo una regia totalmente pubblica, ha deciso di stralciare l’intervento Moranzani dall’accordo, affidandolo a Veneto Acque. Delibera diventata operativa lo scorso maggio. In Sifa e in Veritas non hanno digerito la decisione. Veritas teneva molto al progetto del Vallone - si era candidata in forma autonoma - perché permetteva all’azienda di chiudere il ciclo dei fanghi civili. La Regione però vuole non solo che la regia sia pubblica, ma che a decidere quali fanghi debbano essere depositati al Vallone sia la controllata Veneto Acque, che potrebbe riceverli da Veritas ma anche da altre aziende di servizi del Veneto. Senza contare che, come si legge nel bilancio consuntivo 2020 di Sifa, la partita dei fanghi del Vallone è una «gestione ad elevata marginalità». Per questo Sifa, rimasta senza il Vallone e senza gli incassi derivanti dalle tariffe per lo smaltimento dei fanghi, ha chiesto alla Regione 7,8 milioni di euro. La Regione ha risposto picche e Sifa si è rivolta al tribunale per ottenere la somma, calcolo del «valore delle opere realizzate più gli oneri accessori al netto degli ammortamenti oltre all’eventuale lucro cessante dei servizi già attivati». E intanto gli interventi del Vallone restano un miraggio. —



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