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Venezia, ladri specializzati in colpi in ville isolate: banda di albanesi catturata dalla squadra mobile

Accusati di 48 colpi in meno di due mesi, tra le province di Venezia, Treviso e Padova: davanti al giudice non parlano

Roberta De Rossi
2 minuti di lettura

VENEZIA. «Guarda questa casa… È vuota… Se saliamo da dietro la fottiamo… ».

Sceglievano così le abitazioni da derubare, quattro cittadini albanesi arrestati venerdì notte dalla Squadra Mobile di Venezia, su ordine del pubblico ministero Antonia Sartori, con l’accusa di aver messo a segno ben 48 furti in abitazioni, in neppure due mesi, tra settembre e ottobre: nel Veneziano (a San Donà, Pramaggiore, Concordia, Martellago, Annone, Mira, Cinto); a Padova e provincia (Vigodarzere e Saonara); nel Trevigiano (Santa Lucia di Piave, Cappella Maggiore, Arcade, Salgareda, Vittorio Veneto); a Pordenone (Azzano Decimo, Fiume Veneto, Chions).

Fino a sei, otto colpi a notte, anche a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, come evidenzia il giudice per le indagini preliminari Alessandro Gualtieri nell’ordinanza con la quale ha disposto per i quattro la custodia cautelare in carcere, per pericolo di fuga e di reiterazione del reato.

Gioielli, borse griffate e pistole

Quel che trovavano in casa, una volta divelte staccionate e infranto finestre, prendevano. Gioielli, soldi, cellulari, naturalmente. Clamoroso il bottino di due furti (uno contestato al gruppo, l’altro che gli investigatori stanno ancora ricostruendo): un “armadio” di borse griffate rubato in una abitazione a San Donà (10 Louis Vuitton, tre Gucci, una Fendi, una Prada, una Chanel, più una ventina tra portafogli, pochette, cinture delle stesse marche) e ben quattro pistole sottratte, con le cartucce, da una casa a Vittorio Veneto, il 19 ottobre.

Il capo della mobile di Venezia: ecco come agiva la banda dei furti nelle ville isolate

E poi un furgone, telecamere di sorveglianza, fino a piastre per i capelli e scarpe Adidas. Otto le case derubate a Concordia, cinque ad Azzano Decimo, quattro a Martellago: niente spreco di tempi. Uscivano da casa, andavano al “lavoro” e tornavano alla base. Stando attenti anche alla velocità: «....poiché se vanno piano li fermano e capiscono che sono ladri», si preoccupano.

Base a Mestre

Il gruppo - secondo l’accusa - aveva messo su casa in via del Gazzato 10 a Mestre e da qui partiva per le sue scorribande. Sempre di notte, scegliendo abitazioni isolate e preferibilmente vuote. Si muovevano con un’auto sempre presa a noleggio da prestanome (una anche a Napoli). La formazione tipo: un autista e tre ladri. Questa, secondo gli investigatori, la divisione dei ruoli nel gruppo.

Le indagini

Investigatori da settimane tenevano d’occhio la banda con telecamere puntate sulla loro casa-base, gps e microspie nell’auto e stavano incrociando i loro rilievi con le denunce di furti raccolte negli ultimi mesi, fino a stilare una mappa. Poi la decisione della Procura di autorizzare un fermo d’urgenza, venerdì notte, temendo che i quattro stessero per scappare.

Fuga dalla finestra e arresto

Quando hanno suonato al campanello della abitazione a Mestre, intimando di aprire, all’interno della casa è scoppiato il parapiglia. In tre hanno cercato di scappare dalla finestra del bagno. La polizia è stata così costretta a sfondare la porta. Un quarto uomo è stato arrestato in stazione di Mestre. Secondo le ipotesi dell’accusa - riassunte nell’ordinanza con la quale il gip Gualtieri ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per i quattro cittadini albanesi- la casa di Mestre era una sorta di base per le operazioni dei ladri di turno e la banda era soggetta a una sorta di turn over.

Affari d’oro

Nelle intercettazioni si sentono anche i ladri chiacchierare tra loro e vantarsi dei loro “redditi”: l’autista racconta di aver guadagnato fino a 5000 euro al mese, mentre i suoi compagni raccontano di averne fatto su anche 13 mila “smontando le maniglie”.

In carcere sono così finiti Shpetim Skenderi, 28 anni; Dilaver Veliu, 26; Elson Shera,33 anni, e Eriksid Hasimaj, che ne ha compiuti trenta proprio il giorno dell’arresto. Ieri davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia - difesi dagli avvocati Stefani Pattarello, Mauro Serpico, Dalla Costa - si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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