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Al Lido lunghe code ai due uffici postali: scatta la protesta

Lihard (Caal): «Disagi per gli anziani, il Comune intervenga». Cgil: «Attese interminabili prima di prendere il bigliettino»

Eugenio Pendolini
1 minuto di lettura

VENEZIA. Due uffici postali per sedicimila residenti, quasi cinquemila dei quali over 65. Il primo, quello centrale in via Doge Michiel, aperto sei giorni su sette, ma solo al mattino. Il secondo, a Malamocco, aperto per tre mattine a settimana.

Sta nei numeri il senso della protesta organizzata ieri dal Caal (Comitato ambientalista altro Lido) davanti agli sportelli dell’ufficio principale di Poste Italiane al Lido, accompagnata da un nutrito numero di agenti delle forze dell’ordine. Disagi e segnalazioni, spiegano gli attivisti, sono all’ordine del giorno ormai da mesi. Da quando, cioè, con l’inizio della pandemia gli orari degli uffici postali sono stati a mano a mano ridotti. Senza però mai più tornare ai livelli del pre-Covid.

Vero è che per evitare code, Poste Italiane ha introdotto novità come la possibilità di prenotarsi così da evitare lunghe attese all’esterno degli edifici. Sta di fatto di file, negli ultimi mesi, se ne sono viste eccome, anche a causa della difficoltà da parte degli anziani di prenotarsi online.

E così, nei mesi scorsi, si sono sprecate le occasioni di disagi da parte degli anziani soprattutto nei giorni di maggior stress per gli uffici, come ad esempio quelli per la consegna della pensione. In molti casi, gli anziani sono stati costretti ad aspettare il proprio turno sotto il sole estivo o con le rigide temperature invernali. Problemi simili, segnala l’avvocato Mario D’Elia, anche all’ufficio di San Marco in calle de l’Ascension.

«Abbiamo raccolto numerose proteste soprattutto da parte degli utenti anziani», spiega Salvatore Lihard, portavoce del Comitato, «spiace che debba intervenire un’associazione cittadina a supplire il mancato intervento delle istituzioni cittadine. La riduzione del costo del lavoro non può ricadere sui cittadini».

Alla manifestazione, condita da una raccolta firme da spedire a Poste Italiane, ha partecipato anche Salvatore Esposito (Slc-Cgil): «Per troppo tempo l’azienda ha temporeggiato, scaricando sugli operatori la gestione delle ricadute, appoggiandosi sul solo senso di responsabilità dei dipendenti. Non ha senso considerare “tempo di attesa” il tempo intercorrente fra la stampa del bigliettino in ingresso e la gestione dell’utente allo sportello, senza considerare la coda e interminabile attesa effettuata all’esterno dell’ufficio».

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