«Non è un’associazione di stampo mafioso» Indagati scarcerati, D’Antonio ai domiciliari
Il Tribunale del Riesame rimette in libertà l’ex presidente dell’Ascom Morsanuto e gli ambulanti finiti in carcere 20 giorni fa
roberta de rossi
BIBIONE
Il Tribunale del Riesame di Trieste ha accolto i ricorsi dei difensori degli indagati e, di fatto, smontato l’ipotesi accusatoria delineata dalla Procura distrettuale antimafia sull’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo mafioso a Bibione.
Scarcerati seduta stante – dopo tre settimane in cella - l’ex presidente dell’Ascom di Bibione Giuseppe Morsanuto e gli ambulanti Salvatore e Raffaele Biancolino, Gennaro Carrano, Beniamino D’Antonio, Salvatore Carrano e Renato D’Antonio. Agli arresti domiciliari, Pietro D’Antonio, che secondo la Dda sarebbe stato a capo dell’associazione e per il quale – invece – i giudici del Riesame non solo hanno escluso l’aggravante del 416 bis 1, ma hanno anche derubricato le accuse di estorsione mosse da Procura e gip a “violenza privata”.
Bisognerà attendere i 45 giorni che si sono presi i giudici di Trieste per conoscere le motivazioni della loro decisione – contro la quale la Procura potrà comunque ricorrere - ma in alcuni passaggi, il dispositivo è netto. Fatta salva la posizione di D’Antonio «in relazione ai fatti contestati ai capi 1 e 4 riqualificati ai sensi dell’articolo 610 del codice penale ed esclusa la circostanza aggravante di cui all’articolo 416 bis 1», infatti, nel resto «annulla l’impugnata ordinanza e dispone l’immediata liberazione» degli altri indagati.
Una decisione che suona dirompente rispetto alle ipotesi dell’accusa, anche se non si tratta di una sentenza di merito. La Dda di Trieste aveva ottenuto l’arresto di Pietro D’Antonio (commerciante di pelli) e dell’amico di sempre Giuseppe Morsanuto (presidente Ascom, con il quale intratteneva rapporti di lavoro), nonché di altri sei ambulanti, con l’accusa di aver dato vita a un’associazione che ha intimidito e minacciato amministratori di Bibione, della pro loco e ambulanti concorrenti, con lo scopo di ottenere 12 dei 24 banchi del mercato estivo di Bibione e allontanare i commercianti “foresti” del Friuli Venezia Giulia. Restano alcuni fatti. C’è il blocco di protesta del mercato estivo del 13 agosto 2020, con un tir posto di traverso all’ingresso. «Sembrava di essere a Scampia», aveva commentato uno dei commercianti. E restano pure le parole pesanti rivolte alla vice presidente e tesoriera della Pro Lido Sole Stefania Dolci, che le fiere estive organizzava: «Lei deve fare partecipare tutti gli ambulanti di Bibione perché se non lo fa sappia le bloccheremo la manifestazione» - viene contestato a D’Antonio dagli investigatori, accompagnato all’incontro con Morsanuto - «stia attenta, stia attenta, guardi che le blocchiamo il mercato e faremo di tutto perché non abbiate più le autorizzazioni». Tanto che poi l’amministrazione aveva modificato la delibera, ridimensionando il mercato ai soli ambulanti locali, motivandolo con l’emergenza Covid. Ma per il Riesame si può configurare tuttalpiù la “violenza privata” e non l’estorsione. E non l’aggravante dell’agire di stampo mafioso.
«D’Antonio ha un suo negozio, vende nei mercati di mezza Europa e a Bibione neppure apre banco», commentano gli avvocati difensori Paolo e Alice Bevilacqua, «si era occupato della questione solo per aiutare amici e colleghi le cui entrate erano state ridotte a zero dal lockdown. Ci batteremo per dimostrare l’insussistenza anche dell’accusa di violenza privata, ma mi pare chiaro che il Riesame abbia demolito l’assurda ipotesi accusatoria di un’associazione di stampo mafioso. Le parole usate saranno state accese e non educate, ma da qui all’estorsione di stampo mafioso ne passa. Attendiamo le motivazioni, ma sembra già una decisione di merito e non solo relativa all’ordinanza».
Esprimono «soddisfazione» le avvocate Sara Frattolin e Angela Grego, legali di Giuseppe Morsanuto: «Pur in attesa di leggere con attenzione le motivazioni dell'ordinanza, si evidenzia l'esclusione, da parte del Tribunale, delle ipotesi delittuose così come configurate dal pubblico ministero», si legge in una nota, «il signor Morsanuto ha in ogni caso deciso spontaneamente di dimettersi da ogni incarico in capo alla Confcommercio per evitare speculazioni e per consentire all'Associazione di operare con serenità, come sempre ha fatto, nel pieno rispetto della legalità. Si ribadisce la piena fiducia nella magistratura, per una pronta definizione della vicenda giudiziaria». —
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