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Mose solo da 130 Categorie furiose «Una decisione molto pericolosa»

Artigiani, esercenti, commercianti compatti: «Si apra a 110» Il calendario delle maree: quindici giorni a rischio acqua alta

roberta de rossi
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«Chiudere il Mose solo con maree a 130 centimetri è profondamente sbagliato, perché è un livello che mette la città in grande sofferenza. Già 110 cm sul medio mare, come avvenuto l’anno scorso, è un limite appena accettabile: lo alzerei anche al metro. O salviamo Venezia dalle acque alte oppure no: annunciare l’attivazione delle barriere solo a 130 cm - anche se per la fase di conclusione lavori - è sbagliato: vuol dire non tener conto della vita della città. Vogliamo Venezia senza o con l’acqua alta? Pensavamo fossero passati i tempi di “compratevi gli stivali”».

Il direttore degli esercenti veneziani, Ernesto Pancin, commenta così quanto comunicato venerdì dalla commissaria straordinaria del Mose Elisabetta Spitz, nel corso di un incontro con Comune, Capitaneria, Provveditorato: in attesa di completare l’opera, ci si atterrà alle prescrizioni della “fase provvisoria”. Lontana dai 110 cm previsti dal Comitatone per le barriere a regime.

Con un altro anno di mancate manutenzioni, senza una data certa di fine lavori e con le ditte ancora costrette a battagliare con il Consorzio per avere pagate le alzate straordinarie (quelle sì, con previsioni a 110 cm) che hanno lasciato all’asciutto Venezia per 18 volte nel 2020 e 7 volte quest’anno, la prospettiva di avere a che fare con uno stillicidio di acque alte dopo due anni di Covid mette i brividi. Il calendario del Centro previsioni del Comune segna già - di sole maree astronomiche - cinque, sei giorni al mese a livelli attorno agli 85 cm: potenziali basi di partenza per maree sostenute ripetute, ma anche molto sostenute ed eccezionali (che il Mose dovrebbe fermare).

«Le Procuratie vecchie si sommergono già a 85 cm e l’escalation di picchi sopra i 110 cm, una volta eccezionali, è evidente», commenta Claudio Venier, presidente dell’associazione piazza San Marco, «con 130 cm, il 50% di tutti i piani terra di Venezia rischia fino a mezzo metro d’acqua: porre l’asticella della chiusura del Mose così alta è un terno al lotto assai pericoloso». «Veniamo da due anni di pandemia e abbiamo lavorato due mesi e mezzo: il 20% delle aziende della Piazza ha chiuso e il resto non sta meglio il resto», prosegue Venier, «si parla tanto di rilanciare la residenzialità, ma chi subisce di più l’ennesima incertezza è il tessuto produttivo e sociale di Venezia. L’alta marea non porta solo danni economici, ma anche emotivi. Avere l’acqua che ti entra per 50-100 volte è psicologicamente enorme, l’incertezza paralizza: investo, non investo? In linea di massima che il Mose funzioni è una buona notizia, visti i dubbi che serpeggiavano per le mancate manutenzioni, ma averlo e non usarlo è inspiegabile: che si giochi a carte scoperte. Quando sarà ultimato? E non si rinviino oltre i lavori complementari per mettere in sicurezza fino a 110 cm».

«Incrociamo le dita e speriamo sia una stagione soft», commenta il direttore della Cgia, Gianni De Checchi, «gli artigiani vengono fuori da un periodo tragico, da cui stanno uscendo grazie a una primavera-estate piena di eventi che hanno portato bella gente a Venezia: nonostante non si siano ancora presi provvedimenti per fermare finalmente la folla, si è alzato il livello di qualità del turismo, c’è aria di ripresa. Chiaro che iniziare il periodo dell’acqua alta con la notizia che il Mose aprirà solo a 130 cm, aggiunge problemi ai problemi delle piccole aziende che andranno sotto. Servono certezze». «Dopo tanti anni, siamo quasi increduli che il Mose si alzi e “tenga”», chiosa Michela Scibilia, presidente degli artigiani di Cna Venezia, «comunque l'ansia ce l'hai e passi la notte in bottega, anche con 110 cm: ci vai perché non ti fidi che tutto fili liscio e l’acqua non superi la paratia». —



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