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la camorra a bibione

Morsanuto raddoppia lo staff legale «Un ruolo marginale nella vicenda»

All’avvocato Angela Grego si affianca la collega Frattolin Il difensore di Pietro D’Antonio «Ma quale boss, non vede l’ora di poter spiegare tutto»

r.d.r.
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bibione

«Ma si può immaginare che la camorra venga al nord per occuparsi di qualche posto in quattro mercati estivi d’agosto?Ho incontrato in carcere a Trieste, il mio assistito Pietro D’Antonio, ma quale “boss”: è sereno e tranquillo e non vede l’ora di essere interrogato per dare le sue spiegazioni. Le accuse mosse a suo carico di associazione per delinquere di stampo mafioso sono palesemente infondate e avrà l’opportunità di spiegare qualche espressione infelice, estrapolata dal contesto». L’avvocato Paolo Bevilacqua sfoggia la sua arringa difensiva, per contestare il quadro accusatorio delineato dalla Distrettuale antimafia di Trieste, che accusa D’Antonio e altri sette ambulanti, più l’ex presidente di Ascom Bibione di aver dato vita ad un’associazione che ha intimidito e minacciato amministratori, pro loco e ambulanti, per ottenere 12 dei 24 banchi del mercato e allontanare i commercianti “foresti”. «D’Antonio non aveva neppure un banco al mercato, si è fatto avanti per aiutare i suoi conoscenti dopo il lockdown e con Morsanuto sono amici da sempre e poi era pur sempre il referente di Confcommercio», insiste il suo avvocato, «il blocco con i Tir dell’ingresso del mercato? Ma se ne ha parlato con il comando di Polizia locale. Non avrà avuto linguaggio e modi accademici, ma l’accusa di associazione di stampo mafioso è lunare e mai ha avuto collegamenti con una famiglia camorristica».

Intanto, Giuseppe Morsanuto allarga il suo staff legale e all’avvocata Angela Grego si affianca la collega Sara Frattolin, che scelgono la linea del silenzio: «Data la delicatezza dell’indagine e della posizione del Morsanuto, il cui ruolo deve essere ancora adeguatamente vagliato e di cui si ipotizza la portata del tutto marginale della vicenda, impongono riserbo assoluto», scrivono in una nota le due legali, auspicando «che la cronaca giudiziaria si esprima in termini di cautela e rispetto nei confronti di Morsanuto, senza scadere in titoli scandalistici e lesivi della dignità dell’indagato».

La Distrettuale antimafia di Trieste accusa l’ex presidente dell’Ascom (si è dimesso dopo l’arresto) di aver partecipato con gli altri otto arrestati ad un’associazione di tipo mafioso finalizzata all’estorsione per imporre l’accesso al mercato anche di ambulanti non in regola con il pagamento delle quote e impedire quello di commercianti esterni, in un caso arrivando a chiudere l’accesso al mercato estivo con un Tir. «Mi sembrava di essere a Scampia», ha poi commentato uno degli ambulanti presenti quella sera del 13 agosto 2020. Per la Dda di Trieste, «con l’ulteriore aggravante ad effetto speciale dell’essersi avvalsi della forza intimidatrice derivante dal palesato collegamento con una famiglia camorristica». Sin qui le accuse. Gli avvocati dei diversi indagati hanno già annunciato ricorso al Riesame, per nullità dell’interrogatorio di garanzia. —



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