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Zahra al telefono con il fratello Hamed «A Kabul un disastro»

LA GIOVANE ATTIVISTA SI TROVA ANCORA A ROMA

V.M.
1 minuto di lettura

VENEZIA

Zahra è in un centro del ministero della Difesa dove trascorrerà dieci giorni di la quarantena. Il fratello Hamed Ahmadi riesce a sentirla poco perché ha ancora il numero afghano ed è in un luogo fuori Roma dove il telefono non prende. Tuttavia quando riescono a mettersi in contatto gioia e dolore continuano a sovrapporsi. «Mia sorella continua a ricevere video dalle sue amiche bloccate in Afghanistan che mostrano una situazione di violenza insostenibile», racconta Ahmadi che ieri era a Roma al flash mob di solidarietà al popolo afghano. «Io stesso sono sommerso di richieste di persone che abitano qui e che sanno che i loro familiari non potranno più avere un futuro. L’aeroporto chiuderà il 31, quante persone si potranno salvare e con quali criteri? Tutti sono in pericolo, è crisi umanitaria».

In questi giorni Ahmadi ha fondato l’associazione Cultura Italie a cui parteciperà anche la sorella, non appena avrà finito la quarantena. «Vogliamo mobilitarci da subito per aiutare chi è rimasto là e lei sarà sicuramente in prima fila per aiutare le donne». In questi giorni di quarantena Zahra sta iniziando a elaborare quanto successo. Lei, come tutti gli altri, hanno dovuto lasciare la prova casa, il proprio lavoro e i propri affetti per andare in un Paese che li ha accolti, ma che non conoscono. Uno sradicamento traumatico anche per chi potrà abbracciare i propri familiari. «Sono felice, ma quante altre persone sono rimaste là? Quante altre donne come me diventeranno schiave dei talebani?» si domanda la donna. Domenica scorsa, quando la sua storia era stata raccontata da La Nuova Venezia e da La Repubblica, la sua fuga aveva scosso l’Italia. Fino a quel momento in Afghanistan si pensava ci fossero soltanto interpreti o militari o personale degli ospedali. Zahra invece ha mostrato quanto Venezia e Kabul fossero vicine, quanto il nostro Paese poteva fare non solo per chi aveva collaborato per lavoro, ma anche per i civili. L’appello disperato del fratello, rimasto a Venezia nel 2006 dopo le minacce di morte dei talebani, aveva commosso tutti. Lui, fondatore della catena di ristoranti Orient Experience, era riuscito a portare in Italia i genitori e cinque fratelli, ma lei no. Zahra voleva partecipare a quella che sembrava la rinascita del Paese, almeno fino a poche settimane fa. Poi, l’annuncio di Joe Biden e la fuga. Una fuga durata cinque giorni di angoscia, fino a quando l’appello di Ahmadi è stato accolto e la ragazza portata in salvo. —



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