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«Vogliamo un mondo di giovani, diritti e colori» Il popolo delle Zattere distante dalla finanza

Viaggio nell’arcipelago dei ragazzi che si sono dati appuntamento in laguna per criticare il vertice internazionale e i governi

Vera Mantengoli
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IL RACCONTO



Hanno seriamente paura del mondo che troveranno e si domandano se i big del G20 lo sanno. Da tutta Italia sono arrivati giovani attivisti per farsi sentire e per dimostrare la volontà di cambiare un approccio che si percepisce come antico e fallimentare, quello di pochi che decidono per molti. «Tutti noi facciamo parte di movimenti diversi. Quello che ci unisce è una lotta contro un sistema che fa della produzione e dello sviluppo non sostenibile il suo fondamento» spiega Davide Gallo, 23 anni, di Bari.

Damiano Vincelli ha 20 anni, viene da Treviso: «Ho paura del futuro e l’unica speranza che ho è quella di farmi sentire» spiega il ragazzo. Per lui, come per il resto dei manifestanti, deve finire l’era in cui i big decidono senza consultare la base. «Sono qui perché con l’associazione Closer che lavora in carcere promuoviamo l’idea di uguaglianza e di giustizia» racconta la veneziana Giulia Ribaudo, 30 anni. «Queste realtà, la mia come tante altre, non vengono nemmeno intercettate da chi si sta riunendo in questi giorni. Non dico che siano sbagliati i summit, ma è sbagliato che prima non ci sia un lavoro per raccogliere le ragioni della base attraverso dei tavoli nazionali e internazionali».

Molti giovani sono preparati e arrivano a Venezia sapendo cosa sta succedendo, come nel caso della bolognese Emma Borontini, 22 anni: «In facciata si regolamentano le cose che non vanno bene, ma poi si continua a sfruttare il pianeta, in particolare i Paesi più poveri, per il petrolio. Basta ai binomi natura e cultura, uomo e ambiente, dobbiamo capire che siamo un tutt’uno».

Le sorelle Maria ed Emma Vezzaro sono qui per dire ai big che bisogna fare attenzione alle conseguenze dell’economia e dare voce anche a chi, come i migranti o i più deboli, non ce l’hanno».

Osama Peter, 22 anni di origine nigeriana, lo ha provato sulla sua pelle. Ci sono voluti anni prima di avere un vero contratto in fabbrica. Prima ha dovuto subire un ingiusto precariato senza contributi. Ora è qui con Adl Cobas per protestare con chi non è ancora in regola. Tanti giovani trovano nell’attivismo una comunità in cui mettere in pratica concretamente i loro ideali. «C’è bisogno di più rappresentanza di genere» spiega Matilde Pernarcic di Trieste, 21 anni. «Da questo G20 che cosa può venire fuori da una ventina di uomini, per lo più bianchi, che decidono per tutti?».

Tra gli attivisti di Extinction Rebellion c’è Guendalina Gatto, originaria di Valdobbiadene e residente a Bologna: «Se non si cambia radicalmente il futuro sarà un susseguirsi di catastrofi, guerra e migrazioni. Non voglio restare a guardare il disastro verso cui sta andando il Pianeta». —

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