Commissari e fondi in arrivo a Venezia Ma le categorie chiedono aiuto
Lettera al prefetto dei rappresentanti delle realtà economiche «Troppe criticità, serve una regia». Slitta il decreto grandi navi
Alberto Vitucci
Una pioggia di soldi pubblici. Mose, turismo, Recovery fund. Tanti progetti pronti a partire, e la città sotto gli occhi del mondo, per il Mose, le grandi navi e adesso il G20 dell’economia. Ma le imprese soffrono, e le criticità rimangono. Così le associazioni economiche di categoria della città hanno scritto ieri al prefetto Vittorio Zappaoltrto. Chiedendo la convocazione di un tavolo per orientare strategie e grandi progetti. Che dovranno rilanciare l’economia della città e non solo grandi imprese e lobby come successo in passato.
«Serve una regia unitaria e coordinata», scrivono gli operatori economici, associandosi all’appello sottoscritto qualche tempo fa dal deputato veneziano del Pd Nicola Pellicani. «Basta commissari, per governare Venezia e affrontare i suoi problemi serve più politica», ha detto nel suo intervento alla Camera.
L’appello al prefetto Vittorio Zappalorto è sottoscritto da una decina tra le grandi realtà economiche cittadine E dunque l’Ance di Venezia, l’associazione costruttori edili presieduta da Giovanni Salmistrari; Andrea Bertoldini, a nome della Confartigianato Venezia, Roberto Bottan per la Cgia di Mestre, Giancarlo Burigatto della Cna di venezia. E poi gli albergatori, con il presidente dell’Ava Vittorio Bonacini, la Confesercenti con Cristina Giussani, Massimo Zanon per la Confartigianato, Andrea Colla per la Coldiretti, Paolo Quaglio per gli Agricoltori italiani, Marco Zecchinel di Confapi, Adriano Rizzi per la Lega delle cooperative.
«Gravi problemi e criticità che minacciano le categorie economiche», scrivono i presidenti, «e che hanno bisogno di un intervento rapido».
Un quadro complesso. Perché adesso con lo stanziamento di 538 milioni di euro dal governo, potranno riprendere i lavori del Mose e gli interventi in laguna previsti dal Piano Europa. Dunque potranno salvarsi le imprese coinvolte, le azioniste minori del Consorzio Venezia Nuova come Kostruttiva, Renzo Rossi, Salmistrari e altre.
Tra le richieste, anticipate da Pellicani qualche giorno fa, anche quello di un confronto con i “commissari” nominati dal governo per sveltire i lavori della salvaguardia. In realtà i cantieri del Mose vano a rilento, il Consorzio Venezia Nuova rischia il fallimento, le imprese non vengono pagate.
Poi c’è il tema grandi navi. Sul tavolo del governo il decreto per affrontare la questione dei passaggi davanti a San Marco, causa delle bacchettate dell’Unesco che minaccia di togliere Venezia dalla lista dei siti protetti “Patrimonio dell’Umanità”. Il 5 giugno scorso, nonostante gli annunci ripetuti, le grandi navi si sono riviste. E il premier Draghi ha deciso di avocare a sè la questione. Nei prossimi giorni potrebbe proporre al Consiglio dei ministri il decreto in cui nomina commissario il neo presidente del Porto Lino De Blasio. E coordinatore il suo consulente dell’Economia, il professore della Boccono con casa a Cannaregio Francesco Giavazzi. Che di grandi navi e Mose si occupa da molti anni, dal punto di vista di chi ha sempre criticato sprechi e ritardi. Per le grandi navi non c’è un futuro dentro la laguna. Il 29 giugno è stato pubblicato il bando per cercare un progetto di off-shore. Ma ci vorranno anni. E nel frattempo le grandi navi non possono sparire. Né essere dirottate a Ravenna e Trieste. Probabile dunque l’allestimento di una Stazione Marittima provvisoria a Marghera. nell’area della Vecon e poi – idea che gli ambientalisti contestano – nel Canale Nord. —
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