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L’Arsenale è tre volte la reggia di Versailles ma nessuno pensa a come utilizzarlo

Sarà la sede del G20 economia dal 7 all’11 luglio. Il destino dell’area è ancora senza un piano industriale del Comune ma è affidato solo a Vela per affittarne porzioni per manifestazioni

Enrico Tantucci
3 minuti di lettura

VENEZIA. Per cinque giorni - ospitando il G20 - sarà sotto gli occhi del mondo che potranno ammirarne la straordinaria bellezza. Poi però tornerà al suo desino di sempre: quello di spazio scenico usato a “spicchi” nel periodo primaverile o estivo per ospitare in alcune sue parti le mostre della Biennale - come anche in questi giorni - o. più di recente, il Salone Nautico. Perché l'Arsenale – di esso stiamo parlando - si estende per 47 ettari, due di più della città del Vaticano, tre di meno della Villette di Parigi; ha una superficie coperta e calpestabile di circa 200.000 metri quadri, tre volte tanto la reggia di Caserta o Versailles.

Per recuperare un organismo di questa importanza anche dimensionale e aprirlo alla città nella sua interezza, occorre fare programmi, progetti, appalti, realizzare opere e mantenerle, reperire fondi, interloquire con soggetti diversi a livello nazionale e internazionale. Ma niente di tutto questo.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Richieste dal presentare alla polizia locale, poi il controllo del questore. Garantito il trasporto merci nell’area di via Garibaldi]]

Dopo che il complesso è infatti divenuto interamente di proprietà comunale, ceduto dallo Stato ed è stata sciolta la società mistra (Comune-Demanio) Arsenale Venezia spa che si occupava del suo recupero e della sua pianificazione, nulla è statoi fatto. Il Comune ha semplicemente affidato a Vela - la sua società partecipata per l’organizzazione degli eventi veneziani - la sua gestione, nel ruolo di affittuario di spazi temporanei richiesti per manifestazioni.

«Fare gestire a Vela l’Arsenale, è come far gestire l’Ospedale all’Angelo alla società che ha in concessione il bar interno», è la battuta feroce dell’architetto Roberto D’Agostino che prima da assessore all’Urbanistica e poi proprio da presidente di Arsenale Venezia spa, ha seguito per anni da vicino le sorti del complesso.

E il piano industriale per l’Arsenale lasciato in eredità dalla società dismessa è finito a prendere polvere in qualche cassetto degli uffici di Ca’ Farsetti.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Presentate le norme di sicurezza sull’evento che dal 7 all’11 luglio porterà all’Arsenale 62 delegazioni d’alto livello. Zappalorto: «Ci siamo presi una responsabilità non da poco. Sarebbe stato più semplice e meno oneroso chiudere i punti di accesso alla città, creare un cordone di forze di polizia tutto attorno»]]

Il “condominio” dell’Arsenale vede accanto al Comune, la Biennale che occupa per le sue manifestazioni una parte degli spazi della parte sud (dalle Artiglierie alle Cordierie, dalle Tese, alle Gaggiandre, alle Sale d’Armi fino al Giardino delle Vergini), in virtù di una concessione di lunga durata stipulata con Ca’ Farsetti. Poi la Marina militare nella parte più ampia degli spazi a sud.

E infine il Consorzio Venezia Nuova con i suoi uffici e la sede della sua controllata Thetis. Di tutti questi soggetti l’unico attivo è appunto la Biennale, che continua ad ampliare i suoi spazi e che ora, grazie anche alla pioggia di milioni di euro che le arriveranno grazie al Recovery Fund vuole creare qui un nuovo polo artistico di ricerca e sperimentazione legato all’Asac, l’Archivio storico delle arti contemporanee. Del Comune si è detto.

E la Marina militare da parte sua si comporta come una sorta di latifondista, lasciando inutilizzati buona parte degli spazi che occupa - e che non vuole cedere - che sono sovradimensionati rispetto alle esigenze dell’Istituto di studi militari e Marittimi che qui ospita, insieme al Museo Navale ora gestito con la Fondazione Musei Civici.

Tramontata l’ambiziosa idea di un Museo del Mare nel complesso degli Squadratori, per mancanza di fondi. Ma anche il Consorzio ha ridotto i suoi spazi operativi, in attesa di capire se verrà davvero previsto il cantiere di manutenzione delle paratoie del Mose e Thetis è sempre più in difficoltà.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Dal 7 all’11 luglio non potranno attraccare le barche private pe rmotivi di sicurezza: la rimozione dovrà avvenire entro giugno, la polizia locale le può eventualmente rimuovere]]

Manca quindi una regìa che permetta interventi di cui si parla da anni. Ad esempio la trasformazione del complesso degli ex Sommergibilisti, oggi fatiscente, in un polo residenziale per chi lavora stabilmente in Arsenale. O la possibilità almeno, di restituire l’Arsenale alla contemplazione dei veneziani, come auspicava Massimo Cacciari, prima di diventare sindaco ai tempi del famoso convegno dell’Istituto Gramsci, “Idea di Venezia”. Per consentire loro di passeggiare intorno al Bacino, basterebbe passare per il Piazzale della Campanella, ora interdetto per una servitù militare che non ha ragione d’essere.

Ma l’Arsenale resta per il momento solo un grande contenitore chiuso per addetti ai lavori, come lo sarà anche in questi giorni per gli ospiti illustri del G20. Lo sanno bene le associazioni che da anni si battono per u n suo diverso utilizzo. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E all’Arsenale il silenzio è diventato ormai il marchio di fabbrica.

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