Stalking violento sulla moglie: un anno e quattro mesi al marito
La sentenza ha concluso il dramma di una donna costretta alle nozze in Albania ad appena 14 anni e poi maltrattata a lungo dall’uomo anche dopo l’arrivo in Italia
r.d.r.
SAN DONA’. In Albania il loro era stato un matrimonio combinato in famiglia: lei aveva appena 14 anni, lui poco di più, 19.
Erano venuti in Italia, si erano stabiliti a San Donà di Piave, e per la giovane donna la vita era via via diventata un incubo. E quando, finalmente, aveva lasciato quel marito-padrone, lui aveva iniziato a perseguitarla.
Una storia per certi versi fin troppo “classica”: tanti, purtroppo troppi, i processi per stalking e maltrattamenti che ogni giorno occupano magistrati, avvocati, vittime, cancellieri nelle aule del Tribunale di Venezia e della Procura.
Il 44enne (del quale non diamo il nome, a tutela della privacy dell’ex moglie, vittima) è stato condannato a un anno e 4 mesi di reclusione con rito abbreviato, quindi con il riconoscimento di uno scontro di pena garantito dal rito. Il giudice per le udienze preliminari Andrea Battistuzzi ha anche disposto che l’uomo debba alla ex compagna 6 mila euro, quale provvisionale: un anticipo sul risarcimento danni che sarà definito in sede civile.
Ma cosa è accaduto? Secondo quanto contestato nel capo di imputazione redatto dal pubblico ministero Andrea Petroni, l’uomo, «con ripetuti appostamenti davanti alla casa di lei, con continui messaggi vocali dai toni minacciosi e vendicativi», una gelosia ossessiva, tale da provocate alla donna - con la quale era in fase di separazione - «un grave stato d’ansia e paura per la propria incolumità e per quella delle figlie, presenti a numerosi episodi».
Nonostante il divieto di avvicinamento che gli era stato imposto dal giudice civile in sede di separazione, ha avvicinato più volte la donna minacciandola di morte; la pedinava; minacciava di investirla con l’auto. Era arrivato al punto di mandare messaggi di minacce all’ex moglie, lasciandoli impressi come vocali nelle chat della figlia.
«Dillè: ti paccherò al centro di San Donà, Ti spaccherò in due»; inseguiva, insultava e minacciava di morte anche i famigliari della donna, investendola di insulti. Un incubo durato anni, anche dopo l’avvio delle indagini.
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