Grandi navi, governo a caccia di soluzioni
Sospesi i passaggi davanti a San Marco per il G20 e per il Redentore, corsa contro il tempo per gli ormeggi a Marghera
Alberto Vitucci
Via le navi da San Marco. Ma a Marghera non possono andare. A Trieste nemmeno, perché la stagione è già partita. Poi ci sono i limiti imposti dal Covid. La sicurezza e l’antiterrorismo, perché si è pensato di organizzare la riunione dei ministri del G20 non in un posto chiuso come il G7 in Cornovaglia, ma nel cuore della città storica.
Monta la protesta tra gli operatori portuali, per l’ennesima incognita che minaccia il loro futuro. Quale sarà il destino dell crociere nelle prossime settimane? Il governo annuncia di voler togliere le navi da San Marco. Anche per l’effetto negativo del passaggio della prima nave, qualche giorno fa, dopo che analogo impegno era stato assunto lo scorso anno. Preoccupazione per prevedibili proteste che potrebbero ripetersi proprio nei giorni dell’arrivo dei ministri, dall’8 all’11 luglio. L’immagine internazionale, in presenza di manifestazioni e fumogeni per l’arrivo delle navi, sarebbe imbarazzante.
Dunque è allo studio una sospensione degli arrivi delle navi per le due settimane calde. A cui potrebbe aggiungersi anche la terza, per la festa del Redentore. Ma dove andranno le navi?
A Marghera la situazione è ferma al dicembre scorso. Quando il governo Conte aveva deciso di avviare l’alternativa rapida e provvisoria, adattando per le navi da crociera le banchine commerciali delle società dei terminalisti Vecon e Tiv. Tutto sembrava pronto. Soldi stanziati, sei mesi di lavoro, disponibilità delle società concessionarie a concedere gli spazi.
Ma il progetto era stato fermato. «Non ci sono le condizioni di sicurezza per accogliere i passeggeri in questo periodo di pandemia», avevano scritto i responsabili. Adesso, anche resuscitando l’ipotesi, i mesi di lavoro saranno almeno sei. Dunque per luglio non è possibile che il terminal Vecon sia pronto a ricevere i crocieristi. Stesso discorso per la banchina Vecon, che ha problemi di adattamento ancora maggiori. Due-tre anni il tempo stimato per la sistemazione delle banchine in canale Industriale Nord-Sponda Nord, la soluzione alternativa per cui l’Autorità portuale ha già affidato l’incarico alla società “Rina counlying” di Genova e allo studio ingegneristico Rinaldo. In alto mare, è il caso di dirlo, il bando per il nuovo off shore in Adriatico. La documentazione dovrebbe essere pronta per la fine di giugno. Ma i tempi si allungano.
Dunque? Resta la soluzione provvvisoria caldeggiata dal Comune e dalla Regione. “Adeguare” il canale Vittorito Emanuele per fare arrivare le navi in Marittima, come adesso. Entrando però dalla bocca di porto di Malamocco e non più dal Lido. Ma le navi troppo grandi per il Vittorio Emanuele non passano. Dunque? Resta l’alternativa choc. Quella di mandare le navi a Trieste o a Monfalcone, in attesa di completare le soluzioni provvisorie.
Più difficile che dopo anni di resistenze il Porto accetti di sperimentare le soluzioni al Lido. «L’incertezza fa più danni di qualsiasi altra cosa», protestano gli operatori del Porto. Che attendono decisioni nelle prossime ore. —
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