Talon: «Così la ditta di Donadio jr. è stata esclusa dalla concessione»
Processo ai “Casalesi di Eraclea” in aula bunker, la testimonianza dell’ex sindaco sconfitto da Mestre
roberta de rossi
eraclea
Si è aperto con la ricostruzione dello “stop” alle aspirazioni di gestore balneare del figlio di Luciano Donadio, il lungo, acceso interrogatorio dell’ex sindaco di Eraclea Giorgio Talon - eletto nel 2011 in opposizione alla giunta di Graziano Teso e poi sconfitto nel 2016 da Mirco Mestre, per 81 voti - testimone ieri al processo al cosiddetto “clan dei Casalesi di Eraclea”. E non sono mancate le punture tra Procura e difese.
Cosa ricorda in merito a una gara per il rilascio della concessione di una porzione di spiaggia a Eraclea Mare nel 2013, hanno chiesto in apertura i pm Baccaglini e Terzo? «All’epoca c’erano molti dissapori tra gli operatori balneari sul rilascio di concessioni marittime», racconta Talon, «Ho letto un articolo che parlava della partecipazione alla gara di una ditta con rappresentante legale il figlio di Luciano Donadio. Ho chiesto al nostro ufficio Demanio di verificare se avesse i titoli per partecipare perché sapevo che non aveva avuto attività pregresse nel campo. So che poi gli uffici l’hanno esclusa dal bando. C’erano ditte che si improvvisavano pensando che la gestione balneare fosse il nuovo Eldorado».
Che rilevanza aveva che fosse del figlio di Donadio? chiede la Procura. «Pur non conoscendo nessuno della famiglia, sapevo che era “attenzionata” dalle forze dell’ordine: l’intera campagna elettorale della mia amministrazione era stata fatta sul rispetto della legalità», risponde Talon, chiarendo che personalmente sapeva solo della condanna che Luciano Donadio aveva avuto per usura, «Ho chiesto al comandante dei carabinieri che mi ha detto che la sala giochi era alla loro attenzione, che c’erano le telecamere in piazza. Il nome di Donadio era chiacchierato e mi ha portato a stare attento». Ma cosa era avvenuto durante la giunta Teso tale da far pensare che ci fosse una questione criminale a Eraclea, insiste la Procura? «Alcuni fatti oscuri dei quali non si capiva chi fossero gli attori. L’incendio dell’auto del consigliere Adriano Burato, un ordigno esplosivo davanti all’agenzia Universo, il taglio delle vigne del sindaco Teso, furti di trattori. Temevo fossero atti di criminalità organizzata». «Ma come fa a parlare di criminalità organizzata», s’accende l’avvocato difensore Renato Alberini, «Siamo qui per fare un processo per capire se c’era o no criminalità organizzata!».
Difficile tenere fuori dall’aula la eco della sentenza di condanna di primo grado (appellata) degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.
Poi le domande della Procura si spostano sulla rielezione persa da Talon per una manciata di voti. Qualcuno le ha detto del sostegno elettorale di Donadio a Mirco Mestre? «Non durante la campagna elettorale: dopo mi erano giunte voci, ma io non avevo prove». Conosce Donatella Trevisiol, insiste la Procura? «E’ una persona che conoscevo di vista. Dopo le elezioni mi ha avvicinato dicendo di aver saputo che la lista di Mirco Mestre era andata a festeggiare al punto Snai».
Nel ricordo di molti altri episodi che costellano questo processo, la parola passa poi ai difensori di Mestre e di Donadio.
L’avvocato Emanuele Fragasso la prende larga, chiede al teste di laurea e diploma («Scienze agrarie, dopo la maturità scientifica»), poi chiede a Tolon se ha letto le ordinanze di custodia cautelari: «Sì, nel 2016 e nel 2019». E come le ha avute? «Non ricordo, ce l’avevano tutti». Per quale motivo lei mette a verbale di non essere sicuro dell’affidabilità della signora Trevisol? «Perché non la conosco molto, solo di vista». Ha cercato informazioni sul di lei? Questa volta è il pm Terzo a reagire: «Non è il testimone a fare la lista testi!». E l’avvocato Fragasso chiede al Tribunale di convocare la donna in aula: se ne riparlerà nelle prossime udienze.
Tocca poi all’avvocato difensore di Donadio, Renato Alberini, che ritorna alla concessione balneare: chi poi l’ha vinta ha creato problemi? «L’ho già detto, sì», la risposta dell’ex sindaco, «dopo aver ottenuto l’assegnazione dell’area demaniale, a giugno ha rinunciato nell’impossibilità di realizzare quello che aveva promesso. E io in due giorni ho dovuto rimettere in piedi un bando». Ma fino alla lettura dei provvedimenti cautelari - insiste Alberini - non aveva avuto percezione del fenomeno descritto in ordinanza? «Assolutamente no, mi è caduto il mondo addosso». —
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