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A Marghera la centrale dell’eroina Catturata banda di turchi e iracheni

La Polizia stronca un traffico internazionale di stupefacente, sequestrati 50 chilogrammi di sostanza purissima

Carlo Mion
2 minuti di lettura

/ VENEZIA

L’accordo con gli albanesi, i veri signori dell’eroina che arriva in Europa, il gruppo di turchi lo ha trovato in riva al Bosforo dove passa una delle principali vie degli oppiacei del mondo.

A quel punto la banda smantellata ieri dalla Squadra Mobile di Venezia, non ha avuto per alcuni anni problemi nel far arrivare quintali di eroina pura in Veneto, in Lombardia, nella vicina Svizzera e pure in Francia.

Mestre e Marghera erano i luoghi di arrivo e smercio per il gruppo che poteva contare sulla copertura di attività lecite, più o meno remunerative, per gestire il traffico.

Ieri, i poliziotti della Mobile, dopo due anni e mezzo di indagini hanno eseguito otto misure cautelari, sulle dieci disposte dal Gip di Venezia Andrea Battistuzzi, per traffico internazionale di sostanza stupefacente. Delle otto persone trovate, sette sono finite in carcere e una ha l’obbligo di dimora. Si tratta di cittadini turchi, iracheni e albanesi. Al vertice un turco residente a Varese, sposato con una italiana che gestisce un bar. Gli indagati vivono tra Este (Padova) e Varese. Tutti regolari, diversi gestiscono piccole attività commerciali. Si tratta di rosticcerie per la vendita di pizza e kebab. Attività irrisorie rispetto al traffico che avevano organizzato.

La droga proveniva, come del resto il novanta per cento dell’eroina consumata nel mondo dall’Afghanistan. Una volta giunta in Turchia l’organizzazione, in particolare il turco a capo del gruppo, organizzava il viaggio verso l’Italia. Mai lo stesso percorso ma sempre camion e auto che raggiungevano il nostro Paese, con meta finale Mestre e Marghera. Nei parcheggi dei centri commerciali della zona, negli alberghi di Marghera ma anche nella stazione di Mestre avvenivamo gli incontri tra i vari “soci in affari” e gli scambi della sostanza. Per raggiungere l’Italia venivano scelti i porti del centro e sud Italia che si affacciano sull’Adriatico, oppure il confine con la Slovenia. La droga veniva nascosta tra la merce trasportata nei camion – estintori, cartongesso, frutta – o affidata a insospettabili.

Nel corso dell’attività di indagine sono stati sequestrati quasi 50 chili di eroina purissima divisa sempre in panetti da mezzo chilo e con l’effige della testa di un lupo. Da qui il nome “Wolf” all’operazione. Sul mercato all’ingrosso un chilo vale 25 mila euro. Al dettaglio rende quattro volte tanto.

Le indagini hanno inoltre consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere un provvedimento di sequestro preventivo per un totale di 2.516.400 euro. Sequestro che ha riguardato conti correnti bancari, auto, appartamenti e negozi. La gran parte dei proventi, comunque, gli indagati la investiva in Medio Oriente.

Hanno partecipato all’esecuzione delle misure cautelari poliziotti in servizio alla Squadra Mobile delle Questure di Venezia e Varese, oltre ai Reparti Prevenzione Crimine del Veneto e Lombardia. —

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