Morta dopo il ricovero, va tutto in prescrizione: giustizia lumaca
A processo un medico dell’Ospedale Civile (che aveva respinto le accuse), ma per il Tribunale è passato troppo tempo per giudicare
roberta de rossi
VENEZIA. Colpevole o innocente? Non si saprà mai, è passato troppo tempo, la macchia della giustizia è arrivata tardi e l’eventuale reato è stato prescritto.
Il caso è quello di un’anziana - Maria Carrara, 81 anni - morta dopo un ricovero, all’ospedale Civile. Sotto indagine era finito un medico dell’ospedale, ma fatte le prime verifiche, la Procura aveva chiesto l’archiviazione: per la pubblica accusa, la donna era morta in conseguenza di un ictus.
I figli della donna - rappresentanti dagli avvocati Ettore Santin e Giuliano Marchi - si erano opposti all’archiviazione e il giudice per le udienze preliminari, Andrea Battistuzzi, ne aveva raccolto le ragioni, imponendo il rinvio a giudizio coatto alla Procura. E, così, il dottor Diego Cecchet, era stato chiamato a difendersi dall’accusa di omicidio colposo e lesioni personali colpose: un comportamento negligente sarebbe stato tra le cause dell’ictus che colpì la donna.
I fatti risalgono al 2013, quando - secondo le accuse mosse dalla Procura - il medico avrebbe violato «le Linee Guida che indicano senza incertezza la somministrazione della terapia anticoagulante». In sostanza, non avrebbe tenuto conto delle condizioni di Maria Carraro, che già dal 2007 era sottoposta a terapia anticoagulante. Il dottor Cecchet (entrato in turno il 30 marzo, nel sabato prima di Pasqua), secondo l’accusa avrebbe indicato la sospensione del Sintrom (farmaco antitrombotico), senza tenere poi conto di analisi del sangue che indicavano un valore di protombina (che stabilisce il tempo necessario alla formazione di un coagulo) «già al di sotto del range di sicurezza».
In più, come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, non avrebbe annotato alcun passaggio di consegne terapeutiche al personale infermieristico e ai colleghi subentranti: un’«omissione diagnostica e terapeutica», che sarebbe così continuata anche nel giorno successivo. Il che avrebbe prodotto un peggioramento del quadro complessivo dell’anziana, tanto da provocare un «ictus ischemico su base cardioembolica». Erano seguiti sette mesi di malattia, poi la donna era spirata, nel novembre del 2013.
La difesa ha sempre respinto qualsiasi responsabilità del medico. Ieri, il giudice Fabio Moretti ha dichiarato la prescrizione del fascicolo: non si potrà entrare nel merito delle accuse. È passato troppo tempo per accusare e difendersi.
Nei mesi scorsi, la famiglia ha raggiunto un accordo con l’Usl per un risarcimento ed è venuta meno la loro costituzione di parte civile.
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