Edeco è in debito di centomila euro con la Croce Rossa
nicola cesarocona
Il debito era di 400 mila euro. Un accordo ha permesso di coprire gran parte del buco, almeno fino allo scorso dicembre: da sei mesi Edeco – che si chiamava Ecofficina e che oggi è evoluta in Tuendelee – non salda più le rate alla Croce Rossa Italiana padovana. E così l’organizzazione di volontariato si ritrova con un ammanco di 100 mila euro: per recuperare la somma è stato incaricato l’ufficio legale del comitato padovano.
Edeco è la coop che per anni ha gestito l’accoglienza dei migranti tra Padovano e Veneziano, garantendo il funzionamento degli hub di Cona, di San Siro a Bagnoli e Prandina a Padova. Fino al 2018, all’interno di queste strutture ha operato anche la Croce Rossa Italiana (Cri): «Per qualche anno abbiamo garantito due tipi di servizi», spiega Giampietro Rupolo, presidente del comitato padovano della Cri, «Una presenza fissa di un’ambulanza nell’hub di Cona per il trasporto verso le strutture sanitarie degli ospiti, e una serie di prestazioni specialistiche per i migranti – dalle visite odontoiatriche a quelle ginecologiche – nel nostro ambulatorio». Quando il rapporto tra Edeco e Cri si è interrotto nel 2018, il conto da pagare per questi servizi era di 400 mila euro. La coop ha lamentato scarsa liquidità – affermando che i pagamenti della Prefettura tardavano – e si è dichiarata seriamente impossibilitata a saldare il debito.
Tra le due realtà si arriva comunque a un accordo, di fatto una rateizzazione del debito. Edeco onora il piano di rientro e il buco si restringe notevolmente. A dicembre, quando la somma ancora da versare tocca più o meno i 100 mila euro, la coop smette però di pagare le rate promesse alla Cri e pattuite nel piano di rientro. «Abbiamo così attivato il nostro ufficio legale per ottenere il pagamento del residuo e percorreremo ogni via legale per recuperare quella somma: è una scelta dovuta per un buon amministratore», sottolinea Rupolo. Che aggiunge: «Non stiamo parlando di una cifra che può mettere in difficoltà i nostri bilanci (che valgono ogni anno 2 milioni di euro, ndr), anche e soprattutto perché la nostra è un’associazione dei conti sani e solidi. Perdere queste cifre, però, significa mettere a rischio i nostri risparmi e le nostre capitalizzazioni». —
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