«La terza corsia con i pedaggi non con lo Stato»
Per l’ex vicesindaco Trevisiol deve essere il commissario Fedriga ad assegnare i lavori dell’ultimo tratto e che le colpe dei ritardi vengono da lontano
Giovanni Cagnassi
SAN DONà
«Il commissario per la terza corsia Fedriga assegni direttamente i lavori in A4 per il tratto San Donà-Portogruaro, saranno poi i pedaggi a garantire i soldi che serviranno a pagare i lavori». Gli oltre 400 milioni che secondo Autovie Venete mancano oggi per realizzare il tratto discusso tra San Donà di Piave e Portogruaro non sono un problema per l’ex vice sindaco di San Donà, Luigi Trevisiol. Un politico radicato nel basso Piave, nella frangia dei moderati e con un occhio al centrodestra, che si è preso una pausa dopo un mandato difficile di convivenza con il Pd, o almeno parte di esso.
Trevisiol potrebbe tornare presto sul proscenio della politica sandonatese dopo la lunga riflessione di questi anni e alcuni cavalli di battaglia. Tra questi, appunto, la terza corsia. È stato il primo che sette anni fa iniziò a sollevare la questione pubblicamente, spesso inascoltato. C’erano stati già gravi e gravissimi incidenti in un tratto tra quelli con la più alta incidentalità in autostrada, il più grave nel 2003 con 13 morti e 82 feriti, centinaia di veicoli coinvolti. Oggi la terza corsia in A4 è di stringente attualità e tutte le forze politiche la ritengono assolutamente prioritaria, escludendo si possa attendere fino al 2025 per aprire i cantieri.
Il senatore Vincenzo D’Arenzio sul questo giornale ha precisato ieri che la terza corsia A4 Venezia-Trieste non può essere finanziata dal Pnrr, precisando che le risorse deve stanziarle Autovie Venete. Dai fondi del piano nazionale per la ripresa e resilienza è dunque esclusa la possibilità di finanziare l’opera. «Stando così le cose», irrompe Trevisiol, «l’unica possibilità per non perdere altro tempo è che il commissario, uno dei pochi rimasti in Italia, decida di affidare i lavori a un’impresa e garantisca a questa i soldi attraverso i pedaggi per un numero di anni. Una volta incassata la somma necessaria, l’opera tornerà all’ente e allo Stato. Inutile guardare a Roma, chiedere i soldi al Governo, con la certezza che perderemo molti anni. E non ha neppure senso accendere polemiche con il commissario Fedriga oggi, perché evidentemente chi ha sbagliato e perso tempo è chi lo ha preceduto». —
Giovanni Cagnassi
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