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l’attacco al patriarca

Vizio di forma nella notifica a un imputato Processo al “corvo” rinviato al 21 luglio

C. M.
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Processo al “corvo” del Patriarcato, tutto rinviato al 21 luglio. Ieri era fissata, di fronte al gip Marta Paccagnella, l’udienza preliminare al cosiddetto “corvo”. È stata rinviata per un vizio di forma nella notifica ad uno dei due imputati. Inoltre il Gip ha colto l’occasione in quanto in sede di Suprema Corte, il 24 giugno, è prevista la discussione sulla costituzionalità dell’aggravante che prevede il carcere per chi viene condannato per diffamazione mezzo stampa.

I due imputati infatti sono accusati di aver scritto e affisso in varie parti della città dei volantini contro il Patriarca Moraglia e altri preti veneziani che saranno parti civili nel processo. Alla fine dello scorso anno il pubblico ministero Massimo Michelozzi ha infatti chiesto il rinvio per i due lombardi accusati di essere il “corvo”, autori di una serie di volantini diffamatori contro il Patriarca Francesco Moraglia. Due indagati, ma con profili molto diversi tra loro.

Un vero e proprio “corvo”, secondo l’indagine, e un aiutante che però solo in una occasione, nell’agosto 2019, si sarebbe reso complice di aver attaccato alcuni volantini diffamatori contro il patriarca di Venezia. A luglio si dovranno presentare i due milanesi: Enrico Di Giorgi, 75 anni e Gianluca Buoninconti, 54 anni. Entrambi sono accusati dalla procura di diffamazione mezzo stampa. In particolare dietro le affissioni diffamatorie che portavano sempre la firma di “Fra. Tino” avvenute a Venezia tra gennaio e agosto del 2019 ci sarebbe il 75enne Di Giorgi, milanese con casa vicino a San Marco, ex dirigente della Montedison di cui era capoufficio delle relazioni esterne e sindacali, è un grande amico di don Massimiliano d’Antiga, il prete allontanato dalla parrocchia di San Zulian dal patriarca Moraglia. Non solo ne è amico, ma lo ha aiutato come testimone e lo ha accompagnato nella causa aperta nei suoi confronti dal Vaticano dopo l’opposizione al trasferimento deciso due anni fa, nel dicembre del 2018.

La vicenda del “corvo” è legata a quella di don Massimiliano D’Antiga, 50 anni, che non è più prete. L’ex parroco di San Zulian (tecnicamente “rettore”), che era stato accusato di aver gestito in modo anomalo i beni lasciati da alcuni parrocchiani è infatti stato ridotto allo stato laicale. La decisione è stata assunta da Papa Francesco dopo un’inchiesta durata due anni, nel dicembre 2020.

Il sacerdote era stato spostato dal patriarca Moraglia, dopo essere stato accusato da alcuni parrocchiani, tra cui Alessandro Tamborini, di aver malversato alcune eredità di altre parrocchiane tra cui molti appartamenti. —

C. M.



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