Autorità portuale, Fulvio Lino Di Blasio è il nuovo presidente indicato dal ministro
Giovannini ha trasmesso la proposta alla Regione, che ha 30 giorni di tempo per esprimere l’intesa. Viene da Taranto
Alberto Vitucci
Arriva il nuovo presidente del Porto. Il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha provveduto a nominare cinque candidati designati ai vertici delle Autorità portuali nazionali. Per l’Adriatico settentrionale (Venezia e Chioggia) la scelta è caduta su Fulvio Lino Di Blasio, negli ultimi tre anni Segretario generale del porto di Taranto. Giovane manager con un passato alla finanziaria Ernst &Young, autore di studi per il Piano strategico della portualità e di consulenze in pianificazione strategica per l’Europa e il ministero delle Infrastrutture, con cui collabora dal 2005.
Manager esterno, estraneo anche alle polemiche veneziane. Un curriculum cospicuo, una fama di “buon tecnico” che a Taranto ha fatto bene. Rimettendo in piedi la macchina amministrativa, incrementando i traffici prima della crisi.
Il ministro Giovannini ha trasmesso ieri la sua proposta di nomina alla Regione, che per la legge sui Porti dovrà esprimere il suo parere entro 30 giorni. «Trascorsi i quali», si legge in una nota del Ministero, «l’intesa si riterrà acquisita». Procedura semplificata rispetto a quella di qualche anno fa, quando l’intesa era a tre, con Ministero, Governo e Comune.
Si volta pagina, dunque, dopo un lungo dominio di presidenti “veneziani”. Prima l’imprenditore Giancarlo Zacchello, succeduto al triestino Claudio Boniciolli. Poi Paolo Costa, ex ministro ed ex sindaco, ex commissario europeo ai Trasporti. Pino Musolino, adesso dirottato al porto di Civitavecchia. E infine la romana Cinzia Zincone, provveditore alle Opere Opere pubbliche da sei mesi commissario del Porto. Per lei non è arrivata la conferma al Porto, ma il prolungamento dell’incarico al vertice dell’ufficio lagunare del Ministero, che scadrà in autunno quando andrà in pensione.
Di Blasio potrebbe insediarsi già entro la fine di maggio. E si troverà ad affrontare temi complicati e in parte irrisolti da molti anni. Il primo, quello della crocieristica e delle alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Un diktat che ormai è unanime. Comincia la settimana prossima la discussione in aula al Senato del decreto del governo che prevede un nuovo terminal “fuori della laguna”.
Nel frattempo si lavora, come deciso dal Comitatone presieduto da Giuseppe Conte e confermato dal governo Draghi, alle soluzioni provvisorie. Le banchine commerciali di Tiv e Vecon, a Marghera, il canale Industriale Nord sponda Nord a Marghera. Sul piatto anche soluzioni sperimentali, come le banchine al Lido del progetto Duferco-De Piccoli e l’avamporto galleggiante. Tra le soluzioni a lungo termine anche quelle dell’off shore, di Santa Maria del Mare. Ma i tempi lunghi costringeranno probabilmente a mantenere il traffico delle grandi navi in bacino San Marco.
Altro nodo da affrontare per il neo presidente sarà quello del porto commerciale. Lo scavo dei canali e la sistemazione del canale Malamocco-Marghera. Il protocollo fanghi e la nuova classificazione dei sedimenti per continuare l’opera di manutenzione. Le “discariche” in laguna, a cominciare dall’isola delle Tresse.C’è anche da disegnare il porto del futuro. Con l’aumento del livello del mare le attività delle grandi navi porta container dovranno per forza di cose essere spostate in mare. Le chiusure del Mose, se sarà ultimato e funzionante, saranno sempre più frequenti e l’attività del porto potrebbe risentirne. —
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