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Vaccini a domicilio con i medici di base

L’Usl tratta con la categoria, domani attesa la firma. Coinvolto un bacino potenziale di 4500 over 80 con dosi Pfizer

laura berlinghieri
1 minuto di lettura

venezia

Un accordo per rendere i medici di famiglia protagonisti della partita delle vaccinazioni domiciliari. Se ne sta discutendo in questi giorni nell’Usl 3 con una serie di incontri tra l’azienda sanitaria e le sigle sindacali dei camici bianchi. La firma è attesa già per domani. La questione è estremamente importante perché coinvolge circa 4.500 veneziani residenti nel territorio che, allettati, non possono raggiungere i centri vaccinali. Anche se per molti di questi, in realtà, la profilassi è già iniziata.

L’accordo con i medici di base per le vaccinazioni domiciliari dovrebbe avere per destinatari i soli anziani con più di 80 anni e, questione nodale, le somministrazioni dovrebbero essere anche con dosi Pfizer. Si tratterebbe di una novità per i medici di famiglia veneziani che finora avevano somministrato i soli vaccini di AstraZeneca, dalla più semplice conservazione e somministrazione. «Quello che stiamo discutendo è un tema molto importante e delicato», conferma Maurizio Scassola, presidente Fimmg, «L’azienda sanitaria da sola probabilmente potrebbe avere qualche difficoltà nell’effettuare tutte le vaccinazioni domiciliari. Noi medici di famiglia siamo assolutamente disponibili a dare il nostro contributo». Ma molti dei medici di base veneziani, in realtà, sono già scesi in campo da settimane, iniziando a vaccinare i propri pazienti con un’età compresa tra i 70 e i 79 anni. Hanno iniziato a lavorare tutti i 103 camici di bianchi delle medicine di gruppo integrate, a cui si sono aggiunti i professionisti di Chirignago, della Gazzera, di Marghera. I condotti con ambulatori tra Mestre centro, Cipressina e Corso del Popolo stanno studiando insieme la soluzione migliore. «Stiamo cercando nuovi spazi, dialogando con strutture private, case di riposo e parrocchie per aiutare i colleghi ad aggregarsi, gestendo le vaccinazioni in autonomia», spiega Scassola.

E poi c’è una seconda soluzione: «I medici di famiglia che non dovessero trovare luoghi in cui vaccinare potrebbero lavorare negli hub vaccinali – come il Pala Expo, l’ex bocciodromo di Mirano, ma non solo – con la previsione di linee dedicate alla medicina generale». Insomma, le buone intenzioni ci sono tutte. A mancare sono i vaccini. Basti pensare che questa settimana nell’Usl 3 è atteso un carico da sole 1.700 dosi di AstraZeneca, i vaccini riservati ai medici di famiglia. La settimana scorsa i camici bianchi hanno ricevuto 3 mila dosi, ma non bastano. «Purtroppo i rifornimenti stanno finendo», conferma il presidente Fimmg. E la notizia del blocco di Johnson & Johnson – monodose, che sembrava destinato a riempire i frigoriferi dei medici di famiglia – è un’ulteriore batosta. —



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