Venezia abbatte anche quota 51 mila: la città perde ormai tre abitanti al giorno
I dati di inizio aprile resi noti da “Venessia.com”. Al 9 aprile siamo a 50.992. E questa curva sembra accelerare
Enrico Tantucci
VENEZIA. Abbattuta anche quota 51 mila. Venezia continua, con una china che sembra inesorabile, a perdere residenti e i dati statistici meritoriamentre registrati in progressione dal profilo Facebook dell’associazione Venessia.com, dicono che il 9 aprile, si è appunto toccata quota 50.992 nella città storica.
La perdita è di quasi tre abitanti al giorno dall’inizio dell’anno, che diventano quasi quattro se ci limitiamo solo all’ultimo mese. La diminuzione, come mostrano i dati, riguarda naturalmente anche la Venezia insulare, ma con una perdita inferiore, di circa 1,3 abitanti, su una base demografica che è però di circa la metà. Nella Venezia storica nel 2020 erano stati persi 916 residenti.
Nei primi quattro mesi del 2021 altri 258, che farebbero presagire un calo demografico anche superiore a fine anno. Il Covid e la mortalità tra gli anziani non ha certamente aiutato, ma la diminuzione dei residenti è ormai un dato che prosegue da molti anni, senza un barlume di inversione di tendenza.
Eppure c’è ancora chi spera, come un grande scultore come Fabrizio Plessi, in partenza per Abu Dhabi per una mostra all’Istituto Italiano di Cultura,che ha scelto Venezia come patria di elezione. «Il calo non è inesorabile», commenta, «ma può diventarlo se non creiamo, proprio or che ce ne sono le condizioni, una nuova idea di città che vada oltre la monocultura turistica, che faccia di Venezia una città del pensiero e della cultura, con il coinvolgimento della comunità internazionale e che riporti qui anche i giovani in pianta stabile».
In fondo non dissimile anche l’analisi del direttore dell’associazione Veneziana Albergatori, Claudio Scarpa. «Serve in questo momento chi sappia sognare una nuova idea di città», spiega, «perché Venezia ora è la città più vecchia d’Italia, una delle più care, troppo legata solo al turismo e l’elogio della lentezza a cui è accomunata, non è quello che serva chi svolge un’attività economica.
La pandemia ha acuito la crisi del sistema italiano, ma a Venezia si sente di più. Perché oltre al turismo c’è poco altro. Abbiamo una classe dirigente capace, ma ciò che serve è un nuovo progetto di città che per ora non vedo. Solo quello, se adeguatamente supportato, potrebbe invertire la tendenza e portare nuovi residenti».
È sostanzialmente d’accordo anche il sociologoe e consigliere comunale dei Verdi Gianfranco Bettin. «Venezia è una città storica che, come altre», spiega, «soffre la diminuzione dei residenti, che secondo alcune previsioni avrebbe potuto essere ancora più accelerata se in questi decenni non si fossero attivati meccanismi di protezione come quelli legati ai fondi della Legge Speciale.
Ora tutto questo non basta più e se non si interviene in tempi brevi il calo rischia di diventare davvero inesorabile. Il turismo è certamente una risorsa a cui Venezia non può rinunciare ma non può essere l’unica oltre alla presenza della pubblica amministrazione in città. Servono politiche di difesa come il blocco dei cambi di destinazione d’uso, ma anche azioni attive. Penso all’uso dei fondi del Recovery Fund per ora nebuloso per la nostra città, ma anche a una ripresa della Legge Speciale. Servono misure che favoriscano l’arrivo di residenti per la creazioni di opportunità economiche. Che non sono portare a Marghera il turismo delle grandi navi». —
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