Subappalti Fincantieri. Di Corrado, il consulente che traduceva in pratica il meccanismo usato dalle imprese
Il profilo del commercialista di Noventa di Piave già coinvolto nell’indagine sui casalesi di Eraclea. Ha iniziato a raccontare
Roberta De Rossi e Carlo Mion
VENEZIA. Ancora una volta, nel magma dei subappalti che vorticano tra le navi in costruzione alla Fincantieri, un’inchiesta rivela lo sfruttamento più bieco di manodopera, sotto il ricatto della perdita del posto di lavoro o del rinnovo del permesso di soggiorno. Buste paga all’apparenza regolari (con la complicità dei consulenti fiscali), ma che in realtà – per l’accusa – nascondevano condizioni di lavoro al limite della schiavitù: 7 euro l’ora, straordinari fatti e non pagati, tredicesima e festività inesistenti.
C’è chi per un mese di lavoro, guadagnava solo 390 euro. E per i titolari delle ditte, oltre al nero, anche un giro di fatture false per un’evasione pluri milionaria. Quattordici nuovi indagati per l’indagine “Paga globale”, che fanno salire così a 62 l’elenco degli accusati: 4 albanesi residenti a Mestre agli arresti domiciliari, altri 6 con divieto di dimora a Marghera e l’interdizione per un anno ad esercitare uffici direttivi.
“Paga globale”: atto secondo
Con le misure cautelari disposte nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari Andrea Battistuzzi, su richiesta del pubblico ministero Giorgio Gava, si fissa un nuovo capitolo dell’indagine condotta dai finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria, guidato dal colonnello Fabio Dametto, che nel 2019 aveva già portato all’individuazione di altre quattro “società di sfruttamento”, in quel caso gestite da cittadini bengalesi: allora venne sequestrata una macchina marcatempo uguale a quella in dotazione in Fincatieri, per falsificare i cartellini degli operai e allinearli alle buste paga.
A finire questa volta al centro delle indagini, una rete di società gestite da imprenditori di nazionalità albanese, che avevano ottenuto commesse per la realizzazione di opere di cantieristica, accusate di aver fatto scempio dei diritti dei lavoratori. E di aver evaso le tasse dichiarando spese inesistenti per oltre 6 milioni di euro. Agli arresti domiciliari sono così finiti Gezim e Elvisa Hasaj, 65 e 37 anni (difesi dagli avvocati Matteo Lazzaro e Arianna Salvalaio), il 49enne Gezim Sufai e Valmir Sykaj (38 anni, avvocato Damiano Danesin). Tutti abitano a Mestre. Obbligo di star lontani da Marghera, per Valmira Sufaj, Sema Hasaj, Nexhmije Hotaj, Dritan e Fatjeta Sufaj, Afrim Xhafa, che ieri – difesi dagli avvocati Riccardo Vianello Lazzaro, Salvalaio – sono stati interrogati dal gip Battistuzzi. In parte si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, in parte hanno negato ogni addebito. Nei prossimi giorni toccherà agli arrestati. 77 gli operai parti offese: per lo più, stranieri.
Il consulente “pentito”
L’indagine nasce dalle confessioni del consulente del lavoro Angelo Di Corrado, residente a Noventa di Piave, e confermate dal padre Bruno (difesi dagli avvocati Stefania Pattarello e Marco Vianello): entrambi, per inciso, accusati di aver aiutato anche il “clan dei Casalesi di Eraclea”. Di Corrado parla degli illeciti tra le ditte in subappalto: Alf Service, Carpent Marine, Gma, K2, Consorzio G.S. Albitue Costruzioni, Dieffe Group, Gvek, H&S Marine, Evs Consorzio.
Diritti calpestati
Secondo quanto scrive il gip Battistuzzi nella sua ordinanza: «Le indagini hanno dimostrato una prassi consolidata di vero e proprio sfruttamento economico dei lavoratori subordinati, attraverso l’applicazione di un sistema retributivo finalizzato ad aggirare la norma dei contratti collettivi di lavoro, il cosiddetto sistema delle “paghe globali”, fondato sul riconoscimento ai lavoratori di una paga oraria forfetizzata», «spesso in termini assai bassi, pari o inferiori a 7 euro orari, senza attribuzione ai dipendenti dei diritti basilari riconosciuti ai lavoratori dalla norma».
Niente ferie, permessi, malattia, festività. Il tutto sfruttando la «fragilità e debolezza di lavoratori in larghissima parte stranieri, giunti in Italia attraverso percorsi avventurosi, spesso destinatari di permessi di soggiorno come “richiedenti asilo”, per i quali un lavoro era condizione assolutamente essenziale per il mantenimento dei familiari, e pure per l’ottenimento o rinnovo del permesso di soggiorno».
L’evasione fiscale
Di Corrado racconta anche delle centinaia di fatture false emesse dal suo studio o da società collegate. Fatture per 6 milioni, permettendo ai destinatari di dichiarare spese mai sostenute, per un’evasione stimata in 1,3 milioni di euro. Pari ai sequestri disposto dal gip. Nel complesso - scrive ancora il gip Battistuzzi - si è davanti a «una condotta criminosa, assai strutturata e posta in essere con modalità fraudolente finalizzate ad occultare le condizioni di sfruttamento e massimizzare i profitti».
Un’attività sostenuta «da una notevole capacità di stringere le necessarie relazioni con il tessuto sociale e imprenditoriale circostante». E di ottenere le commesse: «Si vedano le regalie corrisposte a dirigenti e dipendenti Fincantieri, documentate dal contenuto dell’agenda sequestrata a Valmis Sykaj e del file “Lista di Natale” nel pc in uso a Valmira Sufaj». Tra gli indagati nell’inchiesta - senza alcuna misura - anche gli italiani Sara Dolo (residente a Noventa di Piave) e Francesco Zullo, residente in provincia di Rovigo. —© RIPRODUZIONE RISERVATA
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