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Pirati assaltano una nave cargo della flotta dei cantieri De Poli. 15 marittimi in ostaggio

Catturata buona parte dei 21 membri dell’equipaggio al largo della costa del Benin. L’azienda: «Stiamo cercando di stabilire un contatto con i nostri lavoratori»

Eugenio PENDOLINI
2 minuti di lettura

PELLESTRINA. Sono ore di ansia per i quindici marinai – di diverse nazionalità, nessun italiano – della Davide B della flotta De Poli presi in ostaggio nel golfo di Guinea da una banda armata di pirati. La compagnia ha sede nei Paesi Bassi ma appartiene alla storica famiglia originaria di Pellestrina conosciuta per aver fondato i cantieri nautici nell’isola falliti nel 2010.

E proprio Chiara De Poli, erede del gruppo, insieme agli altri familiari si è chiusa nel silenzio affidando ai canali ufficiali dell’armatore qualsiasi sviluppo sulla delicata evoluzione della vicenda.

Il fatto risale alla scorsa settimana, quando la nave proveniente dalla Lettonia si trovava nelle acque del Benin. Improvvisamente il segnale transponder si è interrotto mentre si trovava a più di duecento miglia dalla terraferma. Secondo le prime ricostruzioni, la nave è stata abbordata da nove uomini armati i quali hanno preso in ostaggio 15 membri dell’equipaggio sui 21 totali che in quel momento si trovavano a bordo della Davide B. Si tratta di una small chemical tanker da 22.700 metri cubi di portata costruita nel 2016 in Cina.

La nave è stata successivamente assistita da un mezzo navale militare nigeriano che ha potuto constatare il buono stato di salute e di sicurezza dei restanti 6 componenti dell’equipaggio a bordo. Secondo gli esperti, l’area in cui si è verificato l’incidente ha visto un aumento del numero di attacchi di pirateria tra la fine del quarto trimestre del 2020 e il primo trimestre del 2021. I pirati starebbero concentrando le loro azioni in un tratto di mare dove avviene l’imbarco o lo sbarco a bordo delle guardie armate che le società armatoriali scelgono di ingaggiare proprio per difendere le navi.

Con attrezzature avanzate e con un’organizzazione ferrea, gli assalti sarebbero calibrati al millimetro proprio per cogliere alla sprovvista gli equipaggi. «De Poli Shipmanagement» spiega l’azienda in una nota ufficiale, «sta continuando ogni sforzo possibile per stabilire un contatto con i 15 marinai che sono stati presi in ostaggio dopo l’attacco pirata. I sei marinai rimanenti stanno per essere rimpatriati. Rimaniamo in stretto contatto con le famiglie del nostro equipaggio per supportarli in questo momento di difficoltà».

Il cantiere De Poli a Pellestrina, ora utilizzato da Actv per la manutenzione dei battelli, era stato fondato alla fine dell’Ottocento. Aveva proseguito a lavorare costruendo imbarcazioni di legno fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, ma un tracollo finanziario aveva messo in crisi l’azienda.

La famiglia De Poli era riuscita a risollevarne le sorti puntando al ferro. Nel 1975, era arrivata la prima grande commessa, un ferry boat per l’azienda di navigazione comunale, poi i vaporetti e i motoscafi sempre per la società pubblica. E ancora, rimorchiatori per la Marina Militare. Nel 1985 il cantiere aveva un centinaio di dipendenti ed erano cominciati i vari di chimichiere e gasiere.

Così, era stato scelto di subappaltare molti lavori a ditte esterne. Tanto che, in alcuni momenti, la De Poli era arrivata a dare lavoro a 500 persone, molte delle quali provenienti dai paese della ex Jugoslavia. Ma gli spazi erano limitati e spesso le prue delle navi in costruzione stavano a pochi centimetri dai tetti delle abitazioni vicine.

Oltre all’attività cantieristica a Pellestrina, fin dalla fine degli anni ‘90, la famiglia De Poli aveva iniziato a investire nelle compagnie di navigazioni e nel trasporto di gas e di sostanze chimiche. Complice anche il tracollo finanziario del cantiere nel 2010, è rimasta tutt’ora l’attività principale del gruppo. —

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